Regia di Grigori Aronov, Aleksej German vedi scheda film
Arrestato dai bolscevichi prima ed in seguito rilasciato per la sua condotta equilibrata come pubblico ministero, un ex generale zarista si trova arruolato tra le fila dell'Armata Rossa durante la Guerra Civile successiva alla Rivoluzione d'Ottobre. Finirà fucilato insieme ad un suo attendente da parte dei suoi ex commilitoni dell'Armata Bianca che lo riconosceranno come un traditore.
Il Settimo Compagno di Viaggio (1968)
Opera prima di un giovane regista della LenFilm, che decide di affiancargli il più esperto Grigorij L. Aronov, questa amara parabola sul potere e su una delle pagine più controverse della storia Sovietica delinea già con straordinaria lucidità e sobrietà di stile la poetica del figlio d'arte Aleksej German (padre sceneggiatore e scrittore), tutta tesa a cogliere con beffarda ironia e tragico disincanto il senso fortuito della Storia che si gioca sulle pelle dei suoi protagonisti secondo le leggi del caso e la fatalità delle circostanze, laddove le travolgenti forze del destino operano attraverso gli uomini contro altri uomini, cui non resta che arrendersi, alzare bandiera bianca, rassegnandosi a seguirne il flusso fino alla sorte ineluttabile che attende ciascuno alla fine della propria strada.
Schematicamente semplice ed improntato ai canoni di un realismo tragico che pure sà scavare nella rassegnata umanità dei suoi personaggi, il film di German segue la piccola odissea di un personaggio gogoliano, passando dal dramma da camera di una spietata epurazione di regime alle meste peregrinazioni di un sopravvissuto in un mondo stravolto dalla rivoluzione sociale fino al tragico epilogo di uno scontro fratricida dove a fare la differenza non è il valore degli uomini ma il colore della loro divisa. Nel revisionismo critico di German la rivoluzione bolscevica non è altro che una beffarda e lugubre anticipazione delle epurazioni del periodo stalinista: spazzata via la servile borghesia del regime zarista se ne presenta una nuova che in nome dell'uguaglianza e del solidarismo marxista instaura una forma di potere più subdolo ma non meno terribile e pericoloso. Il disgelo è quindi l'occasione per una resa dei conti con la Storia e con la cattiva coscienza del popolo sovietico.
Magistrale interpretazione di un mostro sacro del Teatro dell'Armata Rossa come Andrei Popov nel ruolo, a lui particolarmente congeniale, di un militare giurista che mantiene la fedeltà alla parola data con ammirevole rigore e specchiata moralità, conducendo fino alle estreme conseguenze il destino di un uomo che le preponderanti forze della Storia costringono ad orbitare (come il satellite del titolo) attorno al centro di gravità a lui più vicino. Da un romanzo di Boris Lavrenyov.
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