Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Ultime ore della vita di un giornale newyorkese, che le figlie del defunto fondatore hanno deciso di vendere al proprietario di una testata concorrente: il combattivo direttore cerca di incastrare un gangster con amicizie in politica (che nei dialoghi dell’edizione italiana viene chiamato Rodzic, senza curarsi del fatto che negli articoli giornalistici campeggi il nome Rienzi), mandante dell’omicidio di una ragazza, ma la sua sarà una vittoria postuma. Il film è noto ai più (magari anche a chi non lo ha mai visto) per la battuta finale “è la stampa, bellezza, e tu non ci puoi fare niente”, ma questo non è il suo unico merito: si tratta di una delle più vigorose e appassionate celebrazioni del ruolo di controllo che una stampa non asservita al potere dovrebbe svolgere in un paese civile, tanto più meritoria in quanto pronunciata in epoca di maccartismo imperante. Ritmo serrato, senza tempi morti; toni un filino declamatori, ma è un difetto perdonabile. E non va dimenticata la sottotrama sentimentale, con l’ex moglie del direttore che lo aveva lasciato perché stanca di vedersi trascurare per il lavoro in redazione: una storia che il cinema ha raccontato altrove in chiave comica (Prima pagina, Cronisti d’assalto), ma che qui le interpretazioni di Bogart e di Kim Hunter arricchiscono di accenti toccanti.
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