La recensione su L'ultima minaccia

di emil

8 stelle

"Da domani questo giornale può essere morto ma finché avrà vita continuerà a riportare i fatti e il loro significato senza paura , senza mire di vantaggi personali, come ha sempre fatto".

Ed Hutcheson (Bogart) è il direttore del "Day" , testata storica della città, in procinto di esser venduta. La morte di una donna , notizia attenzionata casualmente da una dipendente, da il via ad una indagine che nasconde un caso di corruzione politica. Hutcheson, per guadagnare tempo e far uscire la notizia , tenta in tutti i modi di impedire la vendita presiedendo all'udienza in tribunale, continuando nel frattempo ad indagare.

Accorato trattato sul modo di veicolare le informazioni attraverso la stampa; vera e propria mitizzazione del giornalista, figura deontologicamente inscalfibile, lontana dagli scribacchini sotto padrone che si leggono oggigiorno. Acuta riflessione sul giornalismo , sulla necessità di accalappiare l'attenzione, sull avanguardia di stile, tutti aspetti tecnici posti al servizio del bene comune, la democrazia, raggiunta mediante la consapevolezza del sapere, condizione indispensabile per un paese che possa definirsi civile, senza se e senza ma.

Gran ritmo, dialoghi serrati; geniale l'idea della veglia funebre al giornale che sta chiudendo, una vera chicca di ironia caustica avanti anni luce rispetto ai tempi; di gran classe la storia parallela dell' amore in crisi tra Hutcheson e la moglie (bravissima Kim Hunter, fresca di oscar per "un tram che si chiama desiderio").

Ottimo come sempre Bogart (ma va!) bene anche Ethel Barrymore, a fine carriera, nel ruolo della vedova del proprietario del "Day".

"La libera stampa è come un una ditta individuale, sempre in pericolo".

Summa del pensiero del regista liberal Richard Brooks ( La gatta sul tetto che scotta - Stringi i denti e vai) e sintesi del messaggio di questo sorprendente ed ispirato film.

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