Regia di Larry Ludman (Fabrizio De Angelis) vedi scheda film
Una ragazza viene rapita ai Caraibi da una gang di narcotrafficanti. Il padre si reca sul posto insieme alla squadra di football americano che allena, per liberare la figlia.
Di filmacci se ne sono visti tanti negli anni del declino del cinema di genere nostrano (fine '70-'80-primi '90): assurdi, mal diretti, miserrimi, improponibili. Eppure L'ultima meta riesce comunque a colpire lo spettatore in profondità, con quel suo mix di pretestuosità (l'ennesima storia ambientata ai Caraibi, senza una ragione precisa se non la volontà di fare una vacanza di lavoro per il regista e la sua troupe) e demenzialità non sempre volontaria (ma quando volontaria, eccellente: indimenticabile è il giocatore di football che scaglia in cielo una palla ovale-bomba che colpisce e fa detonare un elicottero). Una pellicola di culto per tutti gli amanti del trash e destinata ad annoiare o far storcere il naso a chiunque altro, sia chiaro. Ma nel suo raggio d'azione, un lavoro davvero degno di nota. Sicuramente i meriti vanno spartiti fra il solido team di scrittura (Vincenzo Mannino - Gianfranco Clerici), il regista esperto del filone action da due soldi (Fabrizio De Angelis, alias Larry Ludman) e un cast artistico nel quale sbuca da una selva di nomi poco significativi (Oliver Tobias, Melissa Palmisano, Robert Floyd) un poker di vecchie glorie statunitensi composto da Ernest Borgnine, Martin Balsam, Charles Napier ed Henry Silva. La coproduzione fra Italia e Usa permette, oltre che di sfoggiare tali interpreti, le veristiche riprese oltreoceano. Mezzo voto in più per l'autoironia manifesta. 3/10.
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