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Deborah Logan

Regia di Adam Robitel vedi scheda film

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La recensione su Deborah Logan

di Xoanon
5 stelle

Un mockumentary migliore di altri ma che purtroppo soffre della frequente sindrome del genere horror del "mezzo riuscito": uno spunto che si perde per strada e una parte migliore dell'altra, nonostante alcune buone idee e certi spunti azzeccati.

Premetto, per chi legge, che sono un fan del genere horror anche se di gusti un pò "difficili".

Il film rientra nel filone dei "mockumentary", ormai divenuto un sotto-genere di qualità altalenante, dai vari "Paranormal Activity", ai vari "Rec", al più recente "The Atticus Institute".

La storia inizia da una situazione particolare, che potrebbe dar fastidio ad alcuni, in quanto si tratta di una presunta malata di Alzhaimer, argomento comunque delicato. In effetti all'inizio si ha una sensazione di tristezza o anche un pò d'angoscia, derivante proprio dalla condizione della donna, Deborah Logan. Ma come si evince dal genere e dal titolo le cose non stanno come sembrano, e relativamente presto ci si rende conto che in ballo c'è di più (tra l'altro quanto sto scrivendo non si tratta di spoiler in quanto mi limito a spunti che si capiscono già da titolo e trailer). Poi il tutto diventa palese, forse con un paio di passaggi anche troppo rapidi  rispetto al resto della narrazione. Al di là dell'idea di partenza, quella appunto dell'Alzhaimer (scelta forse anche discutibile, argomento che meriterebbe una riflessione a parte), il racconto ha qualche spunto originale, cercando di non fare l'ennesimo trito percorso che condurrebbe all'inevitabile esorcismo, ma ciononostante ho avuto svariati deja vù (per esempio una breve scena verso il finale mi ha ricordato "Rec", ma potrei citare molti altri episodi simili) e la sensazione del già visto è comunque presente.

Devo dire che nella prima parte ho accumulato un pò di tensione e ci sono momenti di suspance, questo mi ha fatto sperare bene; ma spesso la suspance si risolve in momenti da "salto sulla sedia" (quando ci riesce, non sempre) e purtroppo nella seconda parte, quando la vera storia si rivela, il tutto è sviluppato seppur in modo non canonico con una narrazzione abbastanza sciocchina, anche prevedibile, che forse voleva essere diversa dal solito e coinvolgente, ma risulta scritta maluccio e non ha particolari momenti di riscatto (grandi interpretazioni, colpi di scena, eventi degni di nota). Insomma, come accade frequentemente, ad una prima parte vedibile segue una seconda parte che poteva essere di certo notevolmente migliore.

Va considerato che si tratta dell'opera prima del regista (Adam Robitel) quindi gli va concessa un pò di elasticità nel giudizio, sperando in progetti più riusciti in futuro.

Anche i possibili spunti e riflessioni sul discorso malattia - possessione sono praticamente assenti, risultando nel migliore dei casi inconcludente (nel peggiore un pessimo espediente).

Senza entusiasmi, e con l'ormai ben conosciuta sensazione "dallo spunto poteva esser sviluppato molto meglio", lo consiglio comunque a coloro che amano i mockumentary: è migliore, sotto questo punto di vista, di altre pellicole; mentre agli amanti dell'horror in generale mi sento di dire una frase che ho sentito ripetere spesso: non si tratta assolutamente di un capolavoro (anzi, ne è ben lontano) ma nonostante tutto merita una visione, un'oretta e mezzo gliela si può dedicare.

P.S.: Consiglio la visione, sempre agli amanti dell'horror, anche di "The Atticus Institute" e di "The House of the devil", due film sulla possessione, diversi da questo e tra loro, di cui mi piacerebbe scrivere qualcosa a breve.

 

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