Regia di Bernard Rose vedi scheda film
Profondamente squilibrato nel rapporto tra l'ambizione dei temi notoriamente legati alla matrice letteraria e la banalità di uno script di delitto e castigo dai ridicoli risvolti edipici, è una produzione di serie B più interessante come pilot di una serie Tv che come pellicola degna di una distribuzione sul grande schermo.
Fuggito dal laboratorio in cui è stato creato e dove hanno tentato di sopprimerlo, la creatura umana frutto di un esperimento genetico andato a male ha le fattezze di un ragazzo, la mente di un bambino di pochi anni e la forza di venti uomini adulti. Braccato dalla polizia ed in cerca di calore umano, lo trova in un homeless di colore non vedente che lo prende sotto la sua ala protettrice. Ma il suo destino sembra ormai definitivamente segnato.
Ennesimo adattamento del capolavoro gotico di Mary Shelley, questo dramma horror a sfondo sci-fi vorrebbe trovare un senso (ed un pubblico) nella singolare commistione tra il minimalismo (pauperismo) di un adattamento cinematografico al tempo presente con la soggettiva di un punto di vista che vede una creatura nata dalla trasgressione dei processi palingenetici, prendere gradualmente consapevolezza della sua natura mostruosa e dell'inevitabile condizione di emarginazione e solitudine che gli è toccata in sorte.
Profondamente squilibrato nel rapporto tra l'ambizione dei temi notoriamente legati alla matrice letteraria (i confini dell'etica scientifica, il mistero della vita e della morte, il pessimismo materialista, l'ottusità delle convenzioni sociali, la solitudine della condizione umana) e la banalità di uno script di delitto e castigo dai ridicoli risvolti edipici, il film di Bernard Rose vorrebbe scimmiottare il rigore filologico del capolavoro espressionista di Whale attraverso la logica combinatoria di una trama che unisce la villa della Umbrella Corporation con il laboratorio clandestino di Splice, le peregrinazioni dell'Omone Verde della Marvel lungo la Ventura Highway con la tragica autoconsapevolezza dei Replicanti di Blade Runner posti di fronte all'inconsistenza della loro ontogenesi. Ovviamente troppo per un film che già dopo la fuga dal laboratorio e la promettente parabola evangelica di crocefissione (iniezione letale non andata a buon fine) e risurrezione ("Io sono Lazzaro, tornato dalla morte. Sono venuto a dirvi tutto, e vi dirò tutto" - T.S. Eliot) con tanto di flusso di coscienza alla Prufrock ed espressionismo onirico tra l'Unicorno di Philip K.Dick e 'Le tentazioni della silenziosa Veronica' di Musil, si smarrisce nell'involontario ridicolo di incongruenze narrative assortite (investigatori inebetiti, poliziotti brutali, puttane imprudenti, folle inferocite, chirurghi maldestri) ed un finale frettoloso ed incomprensibile che getta alle ortiche la struggente metafora di un Golem incolpevole che sperimenta su sè stesso la terribile verità della corruzione del corpo e la dolorosa consapevolezza della immendabile solitudine dell'animo umano; con tanto di Orrida Pila che chiude il cerchio nell'Auto-da-fè di un rituale di purificazione che restituisca cenere alla cenere e polvere alla polvere come nella migliore tradizione anglicana.
Produzione di serie B che segna il passo delle occasioni mancate tra scelte splatter di morigerata efferatezza e gli interessanti spunti blues del minimalismo on the road della parte centrale del racconto, sarebbe più interessante come pilot di una serie Tv che come pellicola degna di una distribuzione sul grande schermo.
Vincitore del Corvo d'Oro al Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Bruxelles 2015 (?) viene distribuito dal Febbraio 2016 nel mercato direct to video.
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