Regia di Bernard Rose vedi scheda film
Riesce invece a piazzarsi a un passo dal capolavoro assoluto il bellissimo indie horror diretto da Bernard Rose con Danny Huston e Cary-Ann Moss come “dottori” Frankenstein e Xavier Samuel inaspettatamente credibile nei panni della creatura. Questa intelligente rivisitazione del mito e la sua attualizzazione, la migliore almeno in quarant’anni, convince fin dalle battute iniziali. Poche le flessioni di ritmo e molte invece le idee, le intertestualità, l’apporto non gratuito del linguaggio splatter, con i suoi codici e i suoi simboli. Frankenstein (2015) è ad oggi uno dei migliori film sul mito shelleyano e, tra le attualizzazioni, è con ogni probabilità la pellicola tecnicamente più riuscita e contenutisticamente più originale e sorprendente.
Nel film di Bernard Rose ritroviamo il modello narrativo classico del mito cinematografico addizionato di una nuova e interessante tematizzazione dei topoi e dell’immaginario di base. Il mostro, in origine, non è un’accozzaglia di membra cadaveriche, ma il corpo perfetto, pulito e quasi androgino di un giovane creato artificialmente secondo i canoni di bellezza della società contemporanea. Ed è il contemporaneo il valore aggiunto della pellicola. Il minimalismo virtuoso della produzione indie e il realismo fotografico della messa in scena, sgomberano il campo da ogni retaggio classico o moderno e potenziano il racconto horror con l’intrusione spiazzante delle categorie del contemporaneo. Il cadavere come oggetto di ossessione scopica, di simulacro mortale, torna qui con tutta la sua forza iconografica giocando sul passaggio dalla bellezza fisica della società liquida alla corruzione del corpo, al suo disfacimento.
A guardare il Frankenstein di Bernard Rose vengono in mente gli zombi romeriani degli Anni Zero, ma anche la maschera inquietante del Joker interpretato da Heath Ledger a cui sembra ispirarsi il trucco di Xavier Samuel, per altro entrambi australiani. Da un lato la feroce critica sociale che dalla zombificazione anni ’80 passa a quella Anni Zero puntando il dito più sulla paura per il diverso e il mantenimento delle distanzi sociali – patologie post 11 settembre – che sulla rapacità del consumismo; dall’altra la follia mista ad alienazione modellata in viso con il sangue e il progressivo disfacimento della pelle che deturpano il volto rendendolo maschera e quindi mezzo intertestuale per connettere testi, iconografie e simboli tra loro lontani nel tempo e nello spazio – coinvolgendo, perché no?, anche il Gwynplaine di Conrad Veidt ne L’uomo che ride di Paul Leni (1928). Inoltre, la deambulazione antagonista della creatura ricorda quella alienante e marginale del giovane zombie di Otto; or Up with Dead People, diretto da Bruce LaBruce nel 2008, chiudendo così il cerchio riguardo una pratica alta e coraggiosa dello young adult.
Anche in Bernard Rose la turba sessuale, il desiderio alimentare per il corpo, la sua irrefrenabile corruzione nel tempo, l’impossibilità di concretizzare il desiderio e il sentimento d’amore, vengono rilette alla luce della tradizione orrorifica e del mito shelleyano. Dal medico ucciso in laboratorio alla bambina gettata nel lago, dal rapporto edipico con Madre Frankenstein all’interdizione dell’atto sessuale con la prostituta, tutto ripercorre il canone originario dotandolo di una discussione contemporanea e al tempo stesso cosmica e universale per cui la natura mostruosa dell’essere umano è la sua prima identità e il suo primo atto relazionale. Non a caso, la creatura esemplare creata dai dottori Frankenstein viene chiamata Adam, il nuovo Adamo. Tuttavia, lungo l’arco della vicenda, alla domanda “Qual è il tuo nome?”, la creatura risponde “Mostro” perché è la sua identità, è il suo aspetto, è il suo mezzo di relazione con un mondo di perfezione e sterilità. Il mostro vagabondo e paria è l’incubo della società civile, è lo spauracchio del mondo adulto e consumista, oggi anche inquietantemente social e aziendalista. Solo con la morte, il mostro avrà la forza e la consapevolezza di urlale al cielo il suo nome: Adam.
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//www.filmtv.it/post/32795/frankenstein-o-il-contemporaneo-prometeo
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