Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Ricomporre i conflitti e ritrovare un po' di serenità è possibile, basta avere il coraggio di dirsi le cose, anche e soprattutto ammettere il proprio rancore e la propria sofferenza.
Dopo tanti film giapponesi di mostri, di storie di mafia con gente crivellata di proiettili, o ancora di donne violentate, ce ne voleva uno delicato come questo, che racconta una semplice storia familiare, quasi del tutto al femminile. E' evidente che il regista (o la?) deve molto al cinema di Ozu, sia per il tema trattato, che per lo stile che usa in molti passi (la cinepresa ferma a mezzo metro da terra). Credo che abbia qualche debituccio anche con il francese Rohmer. Pure il ritmo e l'andamento sono ben gestiti per la lunga durata della pellicola, specialmente nella prima metà, sicché la storia “prende” subito.
Il tema trattato mi sembra sia come un tradimento, o in generale l'incapacità di un un uomo di rimanere fedele alla propria moglie, devasti la vita di tutta la famiglia, e anzi delle famiglie che ha formato. Questo uomo non lo vediamo mai neppure in fotografia, ma il suo ritratto prende corpo a poco a poco dai discorsi delle ragazze: un uomo buono, ma incline alle avventure. Da qui la fuga della madre, i suoi sensi di colpa, i rancori della figlia maggiore, lo spaesamento di quella di secondo letto, la paura di dirsi le cose. Questi sentimenti emergono dai discorsi, dalle espressioni, ma anche dal non detto delle ragazze.
C'è qualche incertezza nella seconda metà, e forse ci voleva più incisività in certi passi, ma nel complesso il film è ben diretto, e ha da dire qualcosa di positivo sulla ricomposizione dei conflitti familiari e delle discordie “incancrenite”. Inoltre, come molti film giapponesi, anche questo sembra riflettere sul tema della morte.
Qualche nota sulla versione italiana. Intanto, perché dare un titolo in inglese ad un film giapponese? E poi, perché tradurre cento volte “bambina” quella che vediamo bene essere già una ragazza, e poi veniamo a sapere che ha 15 anni? Deve proprio essere una cantonata dei doppiatori. Ma è già tanto che qualcuno in Italia si sia affatto preso la briga di doppiare il film.
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