Regia di Ennio De Concini vedi scheda film
Una pagina storica di grande (e morboso) interesse letta con stile e rispetto dell'oggettività storica. Mentre l'Armata Rossa avanza all'interno di Berlino, Adolf Hitler ed alcuni dei suoi fedelissimi, asseragliati all'interno del bunker vivono il loro personale "crepuscolo". Il regista, soprattutto nella prima parte del film, ricostruisce gli eventi nel rispetto delle testimonianze raccolte da chi ha vissuto in prima persona quelle esperienze; nell'ultima parte del film il rigore storico si allenta - nessuno può sapere esattamente cosa avvenne negli istanti immediatamente precedenti il suicidio di Hitler. Alla fedeltà della narrazione, il regista lega un intenso uso di simboli, tanto nelle ricostruzioni dell'atmosfera opprimente del bunker, buio, fumoso, dall'aria malsana, in cui risuonano costantemente i colpi dell'artiglieria sovietica, quanto nella rappresentazione del suo immediato esterno, ingombro di macerie. Al grottesco spettacolo che questi ambienti ospitano - il crollo definitivo delle illusioni del dittatore, che si consuma tra gli ultimi tradimenti dei suoi più stretti collaboratori ed il graduale convincimento della determinazione dei suoi nemici nel voler cancellare il nazionalsocialismo dalla faccia della terra - il regista contrappone, con intermezzi, brevi spezzoni di filmati presumibilmente veri che mostrano un nazismo trionfante e devastazioni di cose e persone. Bravissimo l'attore che impersona Hitler. Il dittatore è rappresentato come invecchiato prima del tempo; malato, cadente, in alternanza tra momenti di rabbia, deliro, calma riflessiva e una lucida follìa che trascina con sè gli altri personaggi della tragedia che realmente si consumò in quegli ultimi giorni di aprile del 1945. Gli altri attori impersonano con fedeltà gli altri protagonisti della vicenda. Goebbels, di una servilità intelligente; Magda, una stella che brilla all'ombra di Hitler, pronta a sacrificargli non solo la propria vita, ma anche quella dei figli; Bormann, un infido individuo non altrettanto abile come Goebbels nel nascondere la propria avidità di potere; i generali, complici ed al tempo stesso succubi di Hitler; Eva Braun, rassegnata quasi serenamente al proprio destino a fianco del suo uomo ed idolo. Tutti quanti costoro, insieme agli altri occupanti del bunker, sono avvinti in una spirale di follia insieme ad Hitler (impressionante il dialogo circa i più efficaci strumenti di suicidio). Solo la morte di quest'ultimo libererà chi lo circonda dalla propria influenza: concetto espresso dalla "fumata collettiva" liberatoria che chiude il film. La Storia, poi, ci racconta il destino dei superstiti: molti dei "gregari" scelsero di morire nei giorni successivi.
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