Regia di Ennio De Concini vedi scheda film
Il motivo principale per vedere questo film sta nell'interpretazione straordinaria di Alec Guinness, forse il miglior Hitler - incupito, perennemente assorto, ma interiormente spiritato - mai visto al cinema. Un'ulteriore curiosità può provenire dal fatto che si tratta dell'unica regia degna di nota dello sceneggiatore Ennio De Concini, e nel complesso l'unica oltre a un documentario girato vent'anni prima, al coevo Daniele e Maria (passato quasi inosservato) e a un altrettanto anonimo film tv di qualche anno più tardi. Ma altre ragioni per ricordare questi Ultimi dieci giorni di Hitler non ce ne sono; c'è comunque da dire di positivo che De Concini, per quanto non abbia certamente la mano esperta di un regista 'svezzato', non se la cava affatto male e che la storia - una parabola decadente, claustrofobica e paranoica - funziona discretamente, anche perchè tratta dall'accurato lavoro di ricostruzione storica svolto da Gerhardt Boldt nel suo libro Gli ultimi giorni della cancelleria (sceneggiatura del regista con Maria Pia Fusco, Wolfgang Reinhardt e, per i dialoghi inglesi, Ivan Moffat). Cast internazionale, per motivi di co-produzione italo-anglo-tedesca, che vede affiancato l'impressionante Guinness dai nostri Adolfo Celi, Gabriele Ferzetti e da star della tv britannica come Simon Ward, Eric Porter o Joss Ackland (che sarà poi in Caccia a Ottobre rosso o Dimenticare Palermo, nonchè in OcchioPinocchio di Nuti). A fronte dei citati pregi, l'impressione definitiva sul film è comunque lievemente peggiorata dalla fotografia (Ennio Guarnieri) pesante, eccessivamente buia, e dal ritmo altrettanto soffocante. 5,5/10.
Fra il 20 e il 30 aprile 1945, Hitler si rinchiude, con Eva Brown e i suoi fedelissimi, in un bunker sotterraneo. Mentre fuori i nazisti capitolano, il fuhrer capisce di essere finito e si dà la morte.
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