Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Dopo il bel tributo a Dave Van Ronk e al folk dei primi anni sessanta, "A Proposito di Davis", 2012, i fratelloni del Minnesota continuano con il loro bel cinema di rimandi, ritorni e omaggi, questa volta ambientandolo in una storia costruita ad hoc per glorificare la grande stagione delle star e della Hollywood degli anni cinquanta. Cinema che racconta Cinema, in un gioco di specchi di purissima vetreria Coen. Un impresario, un attore famoso e una strampalata storia di comunisti, divette, rozzi attori presi dai rodeo e bellocci da musical, che s'ingarbugliano uno con l'altro, in gustosi, anche se macchiettistici, ritratti. E' tutto all'acqua di rose, volutamente, ma ci si diverte parecchio, quasi come fossimo in "Radio Days", nel Woody Allen che fu. Un nostalgico e luminoso vagare, senza una trama ben chiara e importante, dove è il Cinema a vincere, in tutti i sensi. C'è il sogno della Hollywood che flirtava con l'America gloriosa, con quella che temeva i "comunisti", che ballava sugli ultimi bagliori dei musical "sull'acqua", che si emozionava con i cowboys canterini alla Gene Autry e che reinventava la storia reale o biblica, con i kolossal di derivazione storico-religiosa. Tutto questo, i Coen, ce lo raccontano bene, con spensieratezza, in un film agile e spigliato, in cui si divertono tutti, anche gli spettatori. C'è solo qualche lungaggine di troppo e il ritmo ogni tanto s'inceppa, ma poco importa: "Ave Cesare" non è un film meticoloso, leggero e prezioso, profondo e malinconico, riuscito e bello come "A Proposito Di Davis", ma centra il suo obiettivo senza alcun tentennamento. E' puro Cinema Coen, non in prima fila nelle loro produzioni, ma sicuramente non troppo dietro alle opere più importanti. Ave, Coen!
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