Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Puntualmente, ad ogni uscita di una nuova opera firmata da Woody Allen e dai fratelli Coen, ecco svegliarsi la pattuglia dei detrattori che nicchiano, nicchiano, uh quanto nicchiano. E c'è sempre quello che sbuffa affermando che "non è il miglior Allen" e "Non è il miglior Coen". Per quanto mi riguarda, per Allen il problema non si pone perchè lui lo adoro in blocco (pensate che ho amato perfino il suo film romano, che alcuni ancora considerano alla stregua di un filmino amatoriale). Ma per i Coen il discorso si fa più complesso. Premesso che ho visto e amato ogni loro lavoro, questa volta ad una prima visione ho dovuto fare i conti con qualche perplessità (un po' troppo sofisticato? troppo intellettuale? troppo snob?). Dopo un paio di giorni ne ho ripetuto la visione e quasi tutti i miei dubbi si sono appianati. Eh sì, ma ci stava tutto. Perchè questo è uno dei lavori dei Coen più elaborati ed articolati. E di questo dovremmo ringraziarli. Perchè il loro cinema (esattamente come quello di Allen) rappresenta l'antidoto perfetto contro la banalità e la massificazione da multisala. E infatti in sala ho visto qualcuno che sbuffava e chi è uscito dalla visione assai perplesso. Mi fa comunque ben sperare che abbia esordito al secondo posto del nostro box office, anche se io son convinto che il successo qui da noi non durerà a lungo. Sì, perchè il film richiede allo spettatore attenzione, adesione e la predisposizione a calarsi in una certa atmosfera, in primo luogo grottesca, poi ironica e demistificatoria. Ovvio poi (stra ovvio) che chi si aspetta "una commedia brillante con George Clooney" uscirà dalla sala imprecando. Quelli invece che (come il sottoscritto) sapevano che si sarebbero confrontati con un film geniale, sono stati felici per aver visionato una pellicola intelligente e arguta, ispirata a criteri di buon gusto e sapiente eleganza. Io stesso -come sopra accennavo- ad una seconda visita ho fugato le mie perplessità, avendo successivamente focalizzato la metafora politica che avvolge tutta l'opera, ciò di cui in un primo tempo non avevo afferrato il senso. Tutto dunque funziona egregiamente e devo dire che -a fronte di una seconda parte più rigorosa nel suo affondo politico- registriamo una prima parte che racchiude un buon numero di sequenze gustosissime che possono far sorridere anche quello che io amabilmente definisco il "popolo bue". Poi, a metà circa dell'opera, subentra una direzione in cui la politica ha un certo peso e allora ci sta che un pubblico "famigliare" possa non entrare nello spirito di questa "svolta". Ethan e Joel Coen sono due geni assoluti. Due cineasti colti e consapevoli, sempre sul pezzo quando si tratta di raccontare la disillusione della "commedia umana"e le debolezze delle nostre fragili esistenze. Straordinari i due personaggi principali. Un "padrone del cinema", il titolare della Capitol Pictures, tormentato da dubbi di carattere religioso ma assai determinato nel condurre la propria missione di uomo di cinema. E poi quell'altro simpatico e un po' balordo bellimbusto che deambula per tutto il film in costume da antico romano. E aggiungerei uno strepitoso cow boy che è costretto a riciclarsi in versione da "commediante brillante" con esiti del tutto disastrosi. Sullo sfondo, vediamo affollarsi di tutto. Una congrega più o meno segreta di sceneggiatori comunisti che muovono l'attacco al Potere della Hollywood Capitalista. E ancora una coppia di gemelle che -tra giornalismo di cronaca e spietato gossip- operano inseguendo lo scoop. Un marinaio che esegue virtuosistici e danzerecci numeri da musical e che diverrà il tramite tra i suddetti sceneggiatori ribelli e la Madre Russia. E ancora una spettacolare ballerina acquatica che -dismesso il "culo di pesce" di scena- riversa parole d'odio su tutti. Ed è su tutta questa imbarazzante "Hollywood segreta" che si accendono i riflettori dei due fratelli Coen. Alla fine, tra marinai che ballano il tip tap e spettacolari quanto volutamente stereotipate coerografie acquatiche alla Esther Williams, i Coen mettono in scena un delirio di follìa creativa, un quasi Helzapoppin di gag ed idee sia concettuali che visive. Le banalità stanno a zero, tutto fa scintille, e ogni cosa è simpaticamente oltre le righe. Se poi uno ci vuol trovare a tutti i costi tracce di snobismo, liberissimo di farlo, ma sarebbe un esercizio inutile. Il cast è ovviamente stellare. George Clooney assolutamente perfetto in quel ruolo stralunato. Josh Brolin clamorosamente in parte. Ralph Finnies strepitoso. Scarlett Joahnson e Tilda Swinton entrambe perfette. Da segnalare inoltre due brevi cammei, ristretti ma incisivi: un Jonah Hill trattenuto e una fantastica Frances Mc Dormand. E infine doveroso rimarcare il talento di chi ha curato le musiche, quel vecchio compagno d'avventure dei Coen che si chiama Carter Burwell. Non lasciatevelo sfuggire, che sulla durata della programmazione di questo film non mi azzarderei più di tanto.
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