Espandi menu
cerca
Sicario

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 207
  • Post 137
  • Recensioni 1157
  • Playlist 323
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sicario

di mck
8 stelle

Un ampio arcobaleno di sfumature di grigio che sfocia in un intero spettro di gradazioni morali. Un Autore che lavora su commissione non riscrivendo l'altrui sceneggiatura originale e mettendola in scena con invidiabili lampi di poetica tecn(olog)ica e inequivocabili cedimenti alla retorica. E la solita vecchia questione: scegli da che parte stare.

 

[ Albrecht Durer – il Cavaliere, la Morte e il Diavolo – 1513 – incisione a bulino ( partic.) ]

 

( * * * ½ )  * * * ¾  -  ( 7 )  7 ½

 

“ Well, it may be the devil or it may be the Lord / But you’re gonna have to serve somebody ”   
Bob Dylan – Gotta Serve Somebody – Slow Train Coming – 1979.  


.. I ..   Narcocimiteri, narcofosse, narcomagazzini, narcodispense.

Sicario” è complice e compagno di quel piuttosto vasto e pr-e/o-minente stuolo d'altri film contemporanei ''made in u.s.a.'' che ''indagano'' ( dato che l' ''America'' è pur sempre - e da sempre - la prima sentinella di  - e il maggiore antidoto a  - sé stessa ), surfando sulle lunghe onde del mainstream, gli abissi del reale : un processo di osservazione, analisi e investigazione delle modalità ( e dei perché ) - applicate dentro e fuori il proprio suolo natio - con le quali influenzano, muovono e curano ''gli altri'' ( siano essi propri concittadini o genti d'altri confini, indipendentemente dal fatto che questi ultimi individui e popoli stiano tentando più o meno di restituire loro il favore ) : the Departed, We Own the Night, Redacted, In the Valley of Elah, the Limits of Control, Syriana, Lions for Lambs, the Counselor, American Sniper, Zero Dark Thirty. Mentre, all'altro capo del mondo, sta, In Jackson Heights.

 


Questa coabitazione per nulla forzata e del tutto naturale ( come può essere naturale una deriva sociale dettata da un comportamento più o meno generalizzato e diffuso ) la raccontava già pienamente, compiutamente e rovinosamente bene il coincidenzialmente messicano Carlos Reygadas in “Post Tenebras Lux” , opera in cui il Diavolo era ''direttamente'' invitato ad entrare in casa dei protagonisti dai personaggi stessi, ma, una volta varcata la soglia, ecco che col suo know-how si ritrovava ad aggirarsi un po' smarrito impugnando la cassetta degli attrezzi come un idraulico chiamato per un incendio : ché ''oramai'' ( da sempre, da che mondo è mondo ) il suo ruolo è diventato superfluo : le tentazioni ce le forgiamo da noi, non abbiamo bisogno di mediazioni col Male : gli diamo esplicitamente, senza indugio alcuno, del tu.

 


L'inconsapevolezza del voto si rispecchia nella conseguente-deivata-creata inconsapevolezza dell'azione : il mandato parlamentare, sfruttando il demandare di chi non si vuole o non si sa porre troppe domande ( docce fredde della coscienza collettiva che intorpidiscono e non risvegliano alcunché ), genera potere esecutivo, investito d'ogni autorità, che per assolvere al proprio compito deve aggirare il potere legislativo che lo costringe tra le maglie della democrazia così-come-la-si-intende-nella-contemporaneità. Ridurre il tutto ad un problema di domanda e di offerta e di mala gestione politico-ideologica è semplicistico, ma accurato.

 


Denis Villeneuve – che, da 6 anni e da 4 film a questa parte, ha voluto-dovuto abbandonare ogni tentativo non solo di scrivere le proprie opere ma anche d'intervenire ''accreditato'' in alcun modo sulle sceneggiature da lui scelte o affidategli

[ esclusi cortometraggi, segmenti e documentari :
1998 – un 32 Août sur Terre ( sua scenegg. orig. )
2000 – Maelstrom ( sua scenegg. orig. )
2009 – Polytechnique ( co-scenegg. orig. ) ****¼ – 8.50
2010 – Incendies ( co-scenegg. su sogg. orig. terzo ) – ****¼-****½ – 8.75
2013 – Enemy ( no scenegg. su sogg. orig. altro ) – ****-****¼ – 8.25
2013 – Prisoners ( no scenegg., orig. ) – ***¾-**** – 7.75
2015 – Sicario ( no scenegg., orig. ) – ***½-***¾ – 7.25
2016 – Story of Your Life ( no scenegg. su sogg. orig. altro )
2018 – Blade Runner (Untitled Project) 2 ] –

ha portato il normal(izzant)e compromesso con l'establishment alla sua massima gradazione oltre la quale c'è il punto di non ritorno : l'assuefazione generale ad un ''buon cinema medio dal budget ben speso'' e l'alterazione di un desumibile minimo comun denominatore della ''verità'' a favore di una ''gradevolezza'' un po' misera e a discapito dell'...arte.

 


Nel caso specifico la storia in questione - che ha trovato un bel gruppo di produttori - è stata scritta da Taylor Sheridan, attore ( caratterista ricorsivo in "Veronica Mars" e "Sons of Anarchy" ), qui alla sua prima sceneggiatura realizzata [il suo progetto "western" comprende una personale "trilogia della frontiera" composta, oltre che da "Sicario", anche da "Hell or High Water" (nella "Black List" da tempo col nome di "Comancheria"), che sarà diretto da David Mackenzie, e "Wind River", con lui stesso dietro la MdP; trilogia cui di lì a poco si aggiungerà la potenissima serie "YellowStone"]. Il film infatti si basa su regia, recitazione, fotografia, montaggio, musiche. E il vero se non unico punto debole è proprio lo script, in alcune parti, sul finale. No Comment. No Spoiler. Omissis.

« - Si può sospettare […] che esista una segreta carta costituzionale che al primo articolo reciti : “ La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini ”.
- Di tutti i cittadini, in effetti : anche di quelli che, spargendo insicurezza, si credono sicuri… E questa è la stupidità di cui dicevo.
- Siamo, dunque, dentro a una sotie… ».

Leonardo Sciascia – “il Cavaliere e la Morte” (Sotie) – 1988, Adelphi
Citato da Sergio Gonzáles Rodríguez in esergo a “Huesos en el Desierto”, 2002 ( Ossa nel Deserto, Adelphi, 2006 )

.. II ..   Contra Legem : “ Non siamo stati a El Paso ”.

Scenario di questo gettare lo scandaglio nello sprofondo che abita sotto al sole la superficie di ciò che al nostro sguardo inconsapevolmente distratto e coscientemente stornato appare come un punto cieco è il bron-broen/bridge-puente ( cavalcavia ) U.S.A.-Mexico

[ svezia-danimarca ( ponte ), francia-inghilterra ( tunnel ), corea del Sud-Nord ( filo spinato, 38° parallelo ), Gaza ( tunnel ), Beirut-Gerusalemme, Kobane (senso unico), Ceuta e Melilla (avamposti), Brennero ( passo ), AnaArabia ( è una questione di spazio ), Zanj Riot ( è questione di tempo ), etc…]

Weeds, stag. 5, ep. 1-5 : //www.filmtv.it/playlist/50052/esempio/#rfr:tag-40123
Weeds, stag. 5, ep. 6-13 : //www.filmtv.it/playlist/50267/hail-to-the-thief/#rfr:tag-40123

 


Weeds, stag. 6 : //www.filmtv.it/playlist/50471/dare-sfogo-sia-alla-malinconia-che-all-esaltazione--turbini/#rfr:user-47656
Weeds, stag. 7 : //www.filmtv.it/post/31420/in-serie-17-piu-sodoma-e-meno-gomorra-2-press-play-6-bruce-g/#rfr:user-47656

- visitato e raccontato, per far due o tre nomi, da Orson Welles (Touch of Evil), Jim Thompson-Sam Peckinpah, Cormac McCarthy ( la Border Trilogy, No Country for Old Men...), Don Winslow, Jenji Kohan [ l'El Andy di “Weeds” per quanto riguarda il traffico di migranti, mentre Nancy (Mary-Louise Parker) sarà impegnata altrove - come viene esplicitamente spiegato anche in "Sicario" gli immigrati clandestini non attraversano, mai, nei limiti del possibile e per ovvie ragioni, il confine nei pressi di un tunnel del narcotraffico ) agli sbocchi di un tunnel per il contrabbando di droga, armi e corpi ]-,

confine ed arteria di comunicazione non certo puntiforme nella sua permeabilità quanto invece espanso e dispiegato lungo tutto il 32° ( a spanne ) parallelo ( Sonora e Chihuahua ), da El Paso fino a Tijuana, verso nord-ovest, e guadando tutta l'asta fluviale del Rio Bravo (Texas), verso sud-est, qui nello specifico rappresentato dal mili(t)are accorpamento cittadino composto da El Paso + Ciudad Juárez, classica dicotomica identità metropolitana statunitense qui applicata al border messicano

{ quest'ultimo cotiledone oltre ''la Línea'' ha dato il nome al cartello di Juárez, intermediario [ a vario titolo e grado con le altre organizzazioni : Sinaloa ( El Chapo Guzmán-Loera, ri-ri-arrestato seguendo le briciole di pane di Sean Penn. Altre molliche, altra storia : "El Sicario, Room 164" di Gianfranco Rosi ), Los Zetas, Tijuana, il Golfo, le familie e i caballeros...] nel traffico internazionale di droga ( cocaina, eroina, metanfetamine etc... ) tra quello colombiano di Medellín e quel ''20%'' di consumatori di là/di qua dal confine, ed è ''famoso'' anche per una peculiare proprietà che esula solo in minima parte sia dalla coltivazione-lavorazione-raffinazione-esportazione dell'Erythroxylum coca sia dal traffico - oltre che di armi - di persone, cioè la...lavorazione dei corpi, quasi sempre femminili : si vedano “Ossa nel Deserto” di Sergio Gonzáles Rodríguez e, trasfigurando la città ma rendendola al contempo riconoscibilissima, “la Parte dei Delitti” in “2666” di Roberto Bolaño : “ La morta fu ritrovata in un piccolo appezzamento di terreno abbandonato nel quartiere Las Flores. […] La scoprirono dei bambini giocando, e avvisarono i genitori. ” }. 

 

 

E' in questo scambio, traffico, contatto che l'opera di Villeneuve trova la propria impalcatura portante, il paesaggio umano e geografico autoalimentantesi, in cui lampi di spenta ferocia ( una freddezza che in parte conferisce autenticità non innescando la sospensione dell'incredulità ma rendendola innecessaria ) s'insinuano incistandosi quel tanto che basta a compiere la resezione dell'indicibile dall'impossibile.
Sicario”, d'altro canto, è si dell'autore canadese forse il film più maturo sotto il profilo estetico, tecnico e stilistico

 

[ in ciò si delinea anche virulento e parco, classico e sperimentale : una gestione dell'ambiente, del set, dello spazio, del quadro che assurge il landscape a controparte attiva della storia : il blitz del prologo, l'esfiltrante doppio passaggio del confine con sparatorie ravvicinate annesse, l'attraversamento notturno del tunnel, o, ''più semplicemente'', queste scene : il suddetto arrivo a Juárez

 

( senso materiale dei corpi in campo, angolazioni e PoV, on board camera, montaggio ),

 

e la pausa sigaretta sui tetti

 

- cliccare sull'immagine per aprire l'AV -

 

( movimenti di macchina, fotografia ''manniana'', implementazione delle piste sonore, falso effetto miniature e CGI all'orizzonte sul far della sera a spegnersi oltre la cresta montuosa e l'accendersi dei colpi di mortaio e delle luci lampeggianti della polizia ) ],

 

ma pure risulta per contro del tutto circoscritto nel recinto della retorica mainstream per quanto riguarda la grammatica, il linguaggio e la narrazione.

"Vi sono crimini da non dimenticare, e vittime le cui sofferenze vanno narrate ancor più che vendicate. Solo la volontà di non dimenticare può impedire il ripetersi di simili orrori."  
Paul Ricoeur – Tempo e Racconto ( cit. in epigrafe alla postfazione di op. cit. )

.. III ..   Us, Them : Cananei, Zeloti, Sicarii.

(Lapis) Suffragio Universale → Mandato Parlamentare → ( N.S.A. → ) C.I.A. → ( forze di polizia, investigative e para-governative messicane → ) F.B.I. → ( D.E.A. → ) S.W.A.T. (Mano Armata).

Il coeniano ( ma sarebbe più corretto dire : deakinsiano…) Roger Deakins ritorna a collaborare col regista per la seconda volta, dopo ”Sicario” ( in attesa, non c'è due senza tre, di mettersi giocare con il pattern della tavolozza cromatica di “Blade Runner -Untitled Project- 2” ), proponendo una fotografia satura di colori naturali che non esagera coi filtri (significanti) in stile “Traffic”, e sfornando quasi il contraltare del grigiore metallico di neve in discioglimento perpetuo pennellato per la loro prima collaborazione, che risulta così essere ''paradossalmente'' più vicina al lavoro svolto da Nicolas Bolduc per “Enemy”.
Se c'è uno schema in ciò è questo : Villeneuve chiama Deakins per i ''blockbuster'' ( inserendovi parentesi semi-sperimentali : le sequenze agli infrarossi e soprattutto quelle con le termocamere : nulla di rivoluzionario, ma buona commistione di tecnologie ) e utilizza altri occhi per le opere ''di mezzo'', più ''''indipendenti'''' ( termine, quest'ultimo, sia detto per inciso, ma ben sottolineato e rimarcato, posto tra una caterva di virgolette ).

 


Calibratissimo e classico ma non per questo ininventivo il montaggio di Joe Walker ( BlackHat, e sodale di Steve McQueen ). Per quanto riguarda l'uso e la gestione ( un atto (im)morale ) del fuori campo - contro campo si potrebbe rilevare un parallelo tra la strage famigliare compiuta da “Medellín” nella villa-compound del boss e quella ascensoriale messa in atto da Lorne Malvo in “Fargo-1”. 

 


Funzionale, caratteristica e fascinosa l'atonale drone music percussiva, industriale ( fabbrica di armi e poligono di tiro ) ed onomatopeica [ si pensi -ancora- alle ''partiture per lavatrice e macchina da scrivere'' ad opera di Jeff Russo per “Fargo” (1e2) ] del compositore islandese Jóhann Jóhannsson ( Prisoners, Story of Your Life ).

 


Emily Blunt (Kate Macer) si accolla – ma ne esce a testa alta – una performance che danza persistentemente sul bordo dell'abisso che si getta nella forra del topos ( sempre aggrappata per le labbra alla sigaretta nervosa piegata all'ingiù e passata da un angolo all'altro della bocca, il pacchetto stropicciato tenuto stretto in pugno ) più ridondante, quello di essere esca verso lo spettatore; Benicio Del Toro (Alejandro/“Medellín”) non sbaglia praticamente nulla : non un ammicco, non un gesto, non una sottrazione fuori posto : una prestazione corposa e potente per il suo mostruoso impune eroe (dis)umano; Josh Brolin (Matt Graver) nei panni del ''sots'' C.I.A. inanella e incastona l'ennesima perla/gemma ( se si vuole, in questo caso, ''in minore'' ) di una carriera esplosa da metà anni zero ( No Country For Old Men, Milk, W., True Grit, Inherent Vice ); tra i non protagonisti degna di nota l'interpretazione di Jeffrey Donovan ( ancora-bis : “Fargo-2” ).

 

« Evil is unspectacular and always human / And shares our bed and eats at our own table. »

( Il male è inspettacolare e sempre umano / E condivide il nostro letto e mangia alla nostra tavola. )

Wystan Hugh Auden - "Herman Melville" - 1939

.. IV ..   Deframmentazione : ripristinare un preesistente ordine gestibile. 

 

Un intero arcobaleno di sfumature di grigio, un ampio spettro di gradazioni morali, ''credere'' che tutto sia o bianco o nero senza scale intermedie è daltonismo etico. 

Ritornando, come Macer, (d)a dove eravamo partiti ( con ''Medellín'' che la invita a cercarsi un posto di vita e lavoro tranquillo : in pratica la indirizza verso “Fargo” : le consiglia di diventare Bill Oswalt ), bisogna però evidenziare pleonasticamente un ovvio lapalissiano sinora sottaciuto e che finora è stato qui solo ambiguamente sfiorato : “ il vero se non unico punto debole di “Sicario” è lo script ” : hm, si e no.
Perché se il cosa, la sostanza, il contenuto ( ciò che accade, le pure azioni commesse dai personaggi perseguenti i propri fini ) è innegabilmente adulto, evoluto, maturo e sensato ( rispetto alle cose_come_stanno ), il come, la forma e lo stile ( non di regia, fotografia, montaggio, insomma non di puro codice del dispositivo cinematografico, ma di scelte di scrittura ) cadono a volte – troppo spesso – nella retorica più ritrita e nell'ammicco facile ad un pathos che risulta nullo tanto quanto è ricercato e accentuato.

 

( cliccare sull'immagine per aprire l'AV - spoiler )


Tre esempi di spuria, spinta convenzionalità : lo ''spiegone'' di Graver a Macer su quel che accadde alla famiglia di “Medellín”, la provvida [ ma qui è in fondo oltre che di scrittura ( sempre di ''come'' e non di ''cosa'' : che “Medellín” e Graver abbiano sfruttato Macer è...hm...sensato, oltre che esplicitato dalla stessa agente F.B.I. ) un problema di montaggio e regia ] comparsa di “Medellín” a salvare l'esca Macer dal suo assassino in fieri e in farsi, e l'addio finale tra Macer e "Medellín" [ e no : “Heat” (Kylmer-Judd), “the Bridges of Madison County” (Eastwood-Streep) e “Mystic River” (Penn-Bacon) sono lontani anni luce, purtroppo ], che possiede e restituisce una stucchevolezza fuori luogo ( con lui che le consiglia di ritirarsi a svolgere il proprio lavoro in un tranquillo paese di provincia, dove almeno, forse, "le leggi hanno ancora un senso", suggerendole che proprio quello è il suo posto ) e in contrasto col furibondo disincanto realista sviluppato nel resto del film. 
In questi casi sarebbe bastato tirare una riga nera – col massimo rispetto – sul faldone del ''buon'' Sheridan ( taglio - o revisione - dei dialoghi - alcuni scambi di battute non dico siano respingenti ma fastidiosi si - e di alcune reazioni ed interazioni pratiche tra i ruoli, interventi di montaggio ad accorciare e giocare di ellissi ), invece sembra che Villeneuve – ma l'errore è ''solo'' in questi tre casi riportati – da una parte abbia messo in scena pedissequamente gli snodi portanti dello script originale [ poi, certo, ci sono scene d'azione, direzione d'attori, riprese aeree ( quando non ''satellitari'' ) ''aliene'' ( “Dr. Strangelove, or...”, “2001: a Space Odyssey”, “the Shining”, “Full Metal Jacket” ) dal PdV di dio sul brullo butterato eroso suolo del Chihuahua da appagare la vista ed il senso estetico per una settimana ], e dall'altra ne abbia smussato certe crudezze ulteriori { “Medellín” in una prima versione violentava Macer [ vedi FMJ : i soldati che giocano a football con la testa della giovane cecchina vietcong da loro decapitata ( situazione puntualmente sempre/mai (non) "smentita" da K. col silenzio ) ] }.

 


In un film di delusioni perpetue e d'inestinguibili rammarichi ( per Macer, una sorta di novità, per “Medellín”, viceversa, una quotidianità, una prassi, un callo : affogare e soffocare il male subìto perpetrando altro identico, inconcepibile male : l'eroe zelante, il mostro addomesticato, il reduce perpetuo ), ciò è un inestirpabile rimpianto. In attesa di “Story of Your Life” speriamo intervenga anche una goccia di ''rimorso'' nella coscienza artistica del regista.   

 

« Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te. »  

Friedrich Nietzsche - "Al di là del Bene e del Male" - 1886    

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Postilla ( "legenda" : nell'articolo di F.Lorusso-Carmilla.online compaiono anche le altre parti della mappa : gli U.S.A., in reciproci affari e alterne lotte ) : 

 

 

http://www.carmillaonline.com/2015/09/04/nuova-mappa-del-narcotraffico-in-messico-e-negli-stati-uniti/.    

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati