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Sicario

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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George Smiley

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sicario

di George Smiley
8 stelle

Denis Villeneuve, alle prese con un poliziesco sul narcotraffico tra Stati Uniti e Messico, interroga lo spettatore su cosa significhino giusto e sbagliato e se gli ideali siano applicabili alla realtà o siano destinati a rimanere chiusi dentro una sfera di cristallo. Tutto questo ci viene proposto mediante gli occhi di Kate Macer (Emily Blunt), giovane e promettente agente dell’FBI, donna d’azione e convinta idealista, scelta per affiancare la CIA in un’operazione ad ampio raggio tesa a catturare un boss del narcotraffico per demolire il flusso di droga tra USA e Messico. Almeno così ci viene fatto credere fino a tre quarti del film. Perché ciò che succede da lì in poi ci fa capire quanto giustizia e criminalità siano due facce della stessa medaglia tese ad un unico obiettivo: l’ordine. I confini morali e giuridici, nelle aride praterie messicane, non esistono quasi, o meglio, sono stati spostati molto più avanti. Laggiù la guerriglia urbana è all’ordine del giorno, con le persone comuni che non possono fare altro che conviverci, lasciando che la violenza e il crimine entrino a far parte delle loro vite.

 

locandina

Sicario (2015): locandina

Il regista, con la collaborazione del fidato direttore della fotografia Roger Deakins, dà sfogo al suo talento visivo facendolo prevalere su una sceneggiatura comunque buona, che ha il merito di aver proposto al pubblico tre personaggi principali capaci di reggere magnificamente la scena e che rappresentano i tre punti di vista differenti della storia, ma che pecca in qualche occasione di ingenuità (ad esempio, quasi alla fine del film, Kate Macer capisce il vero ruolo dell’agente Alejandro, interpretato da Josh Brolin, senza però un buon motivo per giustificare tale intuizione, forse una piccola distrazione dello sceneggiatore Taylor Sheridan), dovuta forse anche al fatto che vicende di questo tipo se ne sono viste parecchie sul grande schermo, quindi non beneficiando di particolare originalità. Villeneuve però, come detto prima, è eccezionale nel condurre i binari della trama nel verso giusto, nel dirigere i suoi tre tenori (Blunt, Brolin e Del Toro) e nel costruire immagini potenti tenendo alta la tensione dall’inizio alla fine, con un intreccio in alcuni passaggi degno di una spy-story. La sequenza iniziale è folgorante per l’aspettativa che crea nello spettatore e per come lascia spiazzati, imponendo decisamente un tono macabro e privo di sconti al lungometraggio, con immagini crude e mai fini a sè stesse che bucano violentemente lo schermo; gli scontri a fuoco sono girati magistralmente, con implosioni di efferata violenza annunciate ma proprio per questo precedute da una suspence sempre ben costruita; gli estesi piani-sequenza e le lunghe panoramiche dall’alto sono tra le cose migliori in assoluto e riflettono l’aridità di un mondo privo di valori e di giustizia, un territorio per lupi affamati che fanno a gara per contendersi il dominio del cartello della droga, causando centinaia di morti nella popolazione incolpevole e costretta a partecipare al banchetto delle belve. La prima parte del film è distinta da una fotografia luminosa e solare che però non trasmette positività, mentre nel finale, al calare della notte, le tenebre regnano sovrane sui protagonisti, ormai permeati dal clima di folle violenza che li circonda. In particolare, la scena del soldato che entra nel tunnel sotterraneo reggendo un pugnale, l’ombra del quale si staglia contro l’ingresso illuminato dalla fioca luce lunare, mi ha ricordato molto una scena di Suspiria di Dario Argento, in cui, all’inzio del film, si vede stagliarsi contro un albero l’ombra di una mano che stringe una falce. Dulcis in fundo, le scene girate usando la prospettiva in visione notturna del soldati sono davvero di alta fattura.

 

Emily Blunt

Sicario (2015): Emily Blunt

Terra di scontri e di abusi di potere, permeata da scene truculente di violenza urbana, il Messico è teatro della caduta di tutte le convinzioni e degli ideali di una splendida e bravissima Emily Blunt, poliziotta incorruttibile che verrà usata a sua insaputa e che capirà quanto siano relativi e superati i principi che la guidavano. A farle da contraltare abbiamo la faccia strafottente e sbarazzina di Josh Brolin, abbonato a ruoli da poliziotto cattivo, il quale non si fa scrupoli morali ed è convinto della necessità, in tale guerra, di lavorare al di fuori della legge. Se si vuole dare fastidio ai trafficanti, non si possono seguire strategie legali, ma bisogna impegnarli in una vera e propria lotta senza quartiere per sfiancarli e portarli allo scoperto, rendendoli vulnerabili. Sarà proprio lui a rivelare a Kate Macer che l’obiettivo di tale guerra non è debellare la piaga che affligge il confine tra Stati Uniti e Messico, ma controllarla e gestirla al meglio, contribuendo ad un livellamento delle componenti in gioco: l’ordine viene prima di tutto. In mezzo a loro si muove Benicio Del Toro, l’ago impazzito della bilancia, il quale non segue alcuna logica se non quella della vendetta, dalla quale è mosso nei confronti del boss che gli ha rovinato la vita uccidendogli la famiglia. Egli è completamente amorale e privo di scrupoli, ma anche abbastanza intelligente e comprensivo da non diventare un mostro, e sarà lui a consigliare a Emily Blunt di trasferirsi in una piccola città, un posto in cui la legge valga ancora qualcosa. Perché nell’immensa girandola in cui è capitata non c’è spazio per gli idealisti e le persone oneste, finirebbe per essere sbalzata via e distrutta dal senso di colpa, se non dalle persone che invece conoscono tale mondo e ci vivono dentro.

Benicio Del Toro

Sicario (2015): Benicio Del Toro

Con Sicario, Denis Villeneuve ci parla dei problemi sociali dell’America e dell’uomo con dei valori, destinato a cadere nel baratro della disillusione di fronte all’impietosa certezza del relativismo e della totale assenza di regole giuridiche e morali che lo scalfiscano. E, quasi a sottolinearlo, ci mostra in più occasioni una normale famiglia di El Paso, il cui capofamiglia si rivelerà solo successivamente essere un poliziotto corrotto, implicato anch’egli nel traffico di droga, il quale verrà impietosamente ucciso da Alejandro, vittima quasi innocente di un sistema crudele che non lascia alternative e che punisce insensatamente chi è costretto a parteciparvi. Perché, come si intuisce dalla desolante scena finale, fa tutto parte della normalità. Niente di nuovo all’ordine del giorno.

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