Regia di Jocelyn Moorhouse vedi scheda film
Kate Winslet è bravissima come al solito, ma questo purtroppo non basta a salvare un'operetta sgangherata. Film troppo lungo, che perde quasi subito verve e compattezza. La regista, mescolando con eccessiva disinvoltura dramma e commedia, non sa trovare il giusto bilanciamento e affastella troppi bizzarri colpi di scena.
The Dressmaker della regista australiana Jocelyn Moorhouse è la storia di Tilly Dunnage, una stilista di successo che, negli anni 50, rientra inaspettatamente da Parigi nel polveroso villaggio australiano in cui è nata, per ritrovare la svitata anziana madre Molly (Judy Davis) e far chiarezza sul proprio passato. Il rientro non è certamente ben accolto dalla comunità locale, da cui Tilly era stata allontanata da bambina, accusata di aver commesso un delitto di cui non ha nessun ricordo.
Il film parte in maniera scoppiettante, con la presentazione di Tilly, personaggio risoluto e determinato a pareggiare i conti (“Sono tornata , bastardi” è l'esclamazione con cui apre il film) che si industria per ricostruire un rapporto con l'eccentrica ed indisciplinata Molly ed a tener testa ai bigotti ed agli ipocriti del paese, ove non sono meno ostiche le acidissime donne, che tuttavia, pur detestandola, non possono sfuggire al fascino dell'eleganza degli abiti haute couture che Tilly produce in casa con la sua macchina da cucire.
Purtroppo, man mano che la storia procede, la vicenda perde in verve e soprattutto in compattezza e si deteriora in un pasticcetto abborracciato ed ingarbugliato. Non si capisce più che direzione il film intenda prendere, e la sceneggiatura inizia a far acqua, mescolando con troppa disinvoltura dramma e commedia senza trovare il giusto bilanciamento e risultando di conseguenza poco convincente in entrambi i registri. Troppi personaggi bizzarri e troppi inverosimili colpi di scena si affastellano in una pellicola eccessivamente lunga, che vede infine prevalere l'irritazione e la noia.
Kate Winslet è bravissima come al solito, ma questo purtroppo non basta a salvare un'operetta sgangherata. Anche Judy Davis ci regala una bella interpretazione ed i duetti Winslet-Davis sono le parti più riuscite. C'è anche Hugo Weaving,che dà corpo ad un eccentrico poliziotto con una segreta passione per il travestitismo, mentre Liam Hemsworth è messo lì essenzialmente per essere bello, cosa gli riesce ovviamente molto bene. Una stranezza che non ho potuto fare a meno di notare nel casting è stata quella di scegliere attori visibilmente più giovani per interpretare coetanei della protagonista (ad esempio Hemsworth, ma anche il personaggio della “bruttina” figlia del droghiere, che pare interpretato da un'attrice poco più che adolescente), aggiungendo così un ulteriore elemento di incoerenza.
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