Regia di Jocelyn Moorhouse vedi scheda film
Sorretto principalmente dalla solidità di Kate Winslet, "The Dressmaker" si caratterizza per il sovrannumero di scene e personaggi in bilico tra originalità, stravaganza e caricatura. Un po' dalle parti de "L'Albero di Antonia", un po' da quelle di "Chocolat", avrebbe beneficiato di maggior sobrietà e compattezza.
Vedere Kate Winslet al lavoro è sempre un piacere, anche a prescindere dalla pellicola alla quale sta prendendo parte, grazie alle molteplici frecce al suo arco di attrice: l’espressione intelligente sul bel volto naturale, l’assenza di bamboleggiamenti, la precisione recitativa con cui sa calibrare ogni intervento e, non ultimo, il senso di responsabilità che dimostra di avere sia nell'ambito della singola scena sia rispetto al significato della sua presenza nel film.
The Dressmaker - Il diavolo è tornato (2015): Kate Winslet
"The Dressmaker" ruota apertamente attorno a lei, riportandola in quella remota parte di mondo che fu teatro del suo fortunato esordio nel 1994, con l’indimenticato “Creature del cielo” del neozelandese Peter Jackson, questa volta in terra australiana sotto la direzione della regista Jocelyn Moorhouse. Il soggetto, dal romanzo omonimo di Rosalie Ham, segue la storia di un ritorno nel borgo natìo dopo molti anni di assenza, quello dell'affermata couturier Tilly Dunnage, un ritorno che sembra nascere non tanto da un desiderio di vendetta bensì dall'esigenza di far luce su una oscura vicenda che l’aveva portata all'esilio, ancora bambina, sotto il peso di un’accusa pesantissima.
The Dressmaker - Il diavolo è tornato (2015): Kate Winslet
Parecchi riflessi già familiari giocano all’interno del film: l’arrivo di un elemento esterno e destabilizzante in una comunità piccola e chiusa ("Chocolat"), la spontanea aggregazione di soggetti outsiders in un gruppo familiare alternativo ("L’albero di Antonia"), un'estetica ipersatura e grottesca che ricorda Jeunet e Caro. La dichiarazione di intenti è principalmente formale e si muove, sulla falsariga di certo cinema alternativo anni '90 di cui si diceva prima, alla ricerca di un’originalità stilistica in parte sufficientemente raggiunta e in parte surrogata attraverso stravaganze e accenti caricaturali non sempre centrati. Tra dramma, commedia e rivelazioni annunciate, la sensazione complessiva è quella di un certo sovraffollamento di scene e di personaggi, di un ipertrofismo di scrittura che tende a soffocare lo spirito e l’incedere della vicenda, certamente più lucidi nella prima parte che non nella seconda, frammentando il messaggio morale di volontà di giustizia e riscatto che rimane veicolato nei termini di una novella per adulti. Il minutaggio, decisamente ambizioso, si fa sentire soprattutto verso l’attesa conclusione, dove il film sembra voler esorcizzare la sua stessa fine autoriproducendosi all’infinito.
Ottimo il cast di comprimari, tra cui Judy Davis, quasi tutti impegnati in ruoli fortemente caratterizzati. Al cospetto della personalità e della maturità attoriale della Winslet, quel simpatico ragazzone di Liam Hemsworth incide più o meno quanto un apprendista, ma anche nel suo caso il contributo può essere apprezzato per buona volontà, prestanza fisica e per aver saputo stare sportivamente al suo posto.
The Dressmaker - Il diavolo è tornato (2015): Kate Winslet, Liam Hemsworth
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Tragicommedia sociale che tende al bozzettismo od alla facile morale di riscatto, mi pare di capire. C'è da dire che gli australiani la tirano sempre per le lunghe.
Sì, esatto, almeno questa è stata la mia impressione. Non ci sono vera cattiveria né vera originalità, tutto sommato la scarsa verosimiglianza è fattore meno importante. Negli anni '90 dall'Australia arrivarono diverse proposte interessanti, questo film sembra un po' nostalgico di quella stagione. Ciao.
D'accordo con te, una baraonda che lascia in bocca il sapore amaro di un'occasione perduta.
Ho letto adesso la tua recensione, abbiamo avuto la stessa identica impressione, l'ultima mezzora in particolare è talmente stipata di scene che sembrava stesse per esplodere ("impazzita" è proprio il termine giusto). Grazie, ciao.
Certo non e' facile da collocare in un genere definito,puo' essere commedia grottesca o mistero o western,pero' e' innegabile che ha il suo fascino,grazie del tuo prezioso commento....contenuto nel giudizio.
Ciao Ezio, sì è una commistione di generi con dei momenti indovinati, ma forse non tutti, ecco... Grazie, un saluto.
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