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Unfriended

Regia di Levan Gabriadze vedi scheda film

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La recensione su Unfriended

di Furetto60
4 stelle

Mediocre horror, del tipo "Revenge movie" girato con la tecnica dello "screencasting"

Il film si apre con un video caricato sul web. La protagonista è Laura Barns, un' adolescente liceale della California. La ragazza, appare ubriaca e fuori controllo, schernita e umiliata dai compagni . Il video viene postato su “YouTube”, Laura diventa lo zimbello della scuola e alla fine si suicida. Giusto un anno dopo l’accaduto, quegli stessi ragazzi si ritrovano su "Skype" per quella che dovrebbe essere una piacevole videochiamata Sono Blaire, Mitch, Jess, Ken, Adam Val. Durante la chiacchierata, però, il vecchio account di Laura Barns si anima, sembra uno scherzo di cattivo gusto, da parte di un burlone, tuttavia tutti i tentativi di estrometterlo risultano inefficaci e l’intruso a mano a mano, si rivela essere molto pericoloso, conosce tutti gli inconfessabili segreti dei protagonisti. Si tratta di una sorta di alter -ego, un "fantasma" telematico, della fu Laura, che dà il via ad un infernale gioco al massacro, lo scopo ultimo sarebbe di conoscere l’identità di chi ha caricato il video. Ognuno ha qualcosa da nascondere agli altri, le ammissioni vengono estorte, con espedienti dialettici o minacce, svelando un po’ per volta “gli altarini”ogni mezzo so­cial è lecito. Ad ogni rivelazione, arriva inesorabile la morte truculenta.La regia adopera una tecnica, lo "screencasting", accattivante ma non inedita, realizzando un unico piano sequenza dove l’inquadratura coincide con la schermata del display del P.C.:quello utilizzato dalla protagonista, Blaire. In primo piano vediamo le piccole icone delle web-cam, mentre il montaggio si costruisce con il passare da una pagina internet ad un’altra. Una variazione al sottogenere del "found footage": tutti i più comuni social: Facebook, Skype, mail, YouTube, sono adoperati per questo  "Revenge movie", dove la vittima  si trasforma nel più accanito dei carnefici, contro coloro che l’hanno ridicolizzata e costretta a togliersi la vita. A fronte di un prodotto potenzialmente intrigante, ci troviamo però di fronte all' ennesima tematica del cyber bullismo, che è ormai un pretesto narrativo troppo sfruttato, anche se lodevole, oltretutto in questa accezione , rimane a un livello superficiale e serve solo per innescare il processo di causa-effetto. La questione dei pericoli della rete, è già stata declinata e sviscerata, in altri prodotti cinematografici di livello più raffinato. Insomma, dopo l'iniziale interesse, la tensione cala proprio per la iterazione prevedibile degli eventi e anche le svolte narrative alla “Agatha Christie dei poveri “sono scontate e non regalano brividi. Un altro handicap è il doppiaggio, che per ragioni logistiche, è limitato solo al dialogo, ma siccome tutto succede sul display, attraverso i messaggi in lingua originale e nemmeno sottotitolati, ciò costringe lo spettatore a uno sforzo di comprensione, diminuendo ulteriormente l’effetto ansiogeno.
Tuttavia accolto in modo estremamente positivo dalla critica e dal pubblico, il film è arrivato ad affermarsi come un grande successo economico, incassando circa 64 milioni di dollari a fronte di un budget di un solo milone.

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