Far West. In paese imperversa la banda di Tyson & Dudgett; non appena arrivato, il pistolero Roose vi si scontra. Lo spargimento di sangue sarà inevitabile, anche perchè Roose prende in simpatia la bella Flory, vessata dai banditi.
Partono i titoli di testa: la colonna sonora di Felice Di Stefano è riciclata da qualche altro spaghetti western coevo (purtroppo non sono riuscito a distinguere quale di preciso) ed è una scopiazzatura di The house of the rising sun, portata al successo internazionale qualche tempo prima dagli Animals; nei titoli viene accreditata persino la partecipazione di Tom Felleghy, notoriamente caratterista 'prezzemolo' di un'infinità di pellicole, quasi tutte di serie Z: qui ha addirittura uno dei ruoli principali; arriva poi il turno di soggetto e sceneggiatura: Tony Mullican; regia: Tony Mulligan. Lo pseudonimo scelto da Antonio Mollica, sino a quel momento sconosciuto e non molto più celebre dopo questo film, per il suo esordio da regista non è un grande parto di originalità; ma la produzione della sua opera prima è talmente risicata che neppure riesce a scriverlo due volte di fila correttamente. Tanto che Tom Felleghy occupa una parte di primo piano. Tanto che le musiche sono tirate via e per di più raccattate altrove, prese di peso da un'altra pellicola. Con queste credenziali, Nato per uccidere - un titolo un tantino esagerto, eh - non si presenta bene: però si presenta per ciò che esattamente è. Gordon Mitchell come protagonista è persino chiedere troppo; al suo fianco ci sono anche Femi Benussi, Aldo Berti e Alfredo Rizzo in un ruolo marginale. La storia è la solita, ormai vecchia riproposizione del pistolero che arriva in paese e sgomina la banda dei cattivoni di turno, conquistando l'amore naturalmente della bella locale. Sbadigli fra un morto ammazzato e l'altro, verso la parola Fine. 2/10.
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