Regia di Brett Morgen vedi scheda film
Il sottotitolo, Montage of Heck, viene da Cobain stesso, dal nome dato a un nastro che conteneva registrazioni di voci, rumori, pezzi di canzoni e demo. Il documentario diretto da Brett Morgen e dedicato al leader dei Nirvana morto suicida nel 1994 è molto simile: un miscuglio di filmati d’archivio, super 8 casalinghi, tracce inedite, fotografie, appunti, spartiti, disegni… Tutto nato da un’idea della moglie di Cobain, Courtney Love, che sette anni fa diede a Morgen le chiavi dei suoi archivi e sostanziale carta bianca. Il risultato è un lavoro di puro impatto emotivo, un viaggio nell’intimità e nella carriera di Cobain (con la partecipazione dell’ex Nirvana Krist Novoselic, ma la significativa assenza di Dave Grohl) che dà l’impressione di sfogliare le pagine di un diario, che scava soprattutto nell’infanzia del musicista, nelle ragioni della sua depressione e nel suo doloroso rifiuto della celebrità. Il problema è che, per quanto ricco di materiali commoventi e scioccanti (le immagini di Cobain e della Love nella loro casa-accampamento di Los Angeles mettono i brividi, sapendo poi come andò a finire), il film non mette mai in discussione la figura di Cobain stesso. Cerca cioè di far emergere l’immagine inedita dell’artista in quanto figlio e padre, senza approfondire invece quel lato consapevole e vanesio, da vero uomo di spettacolo, che si intuisce dietro i suoi occhi e che è alla base della sua ascesa a ultima star maledetta del rock.
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