Regia di David Lean vedi scheda film
Secondo film consecutivo di David Lean tratto da un romanzo di Dickens: "Grandi speranze" era già stato un bellissimo adattamento, ma questo "Oliver Twist" non gli è da meno. La trama è stata sfrondata da certi sub-plot che potevano risultare inutili ai fini dell'intreccio, ma è comunque molto fedele alla lettera e allo spirito di Dickens. Il film si avvale di una bellissima ricostruzione della Londra della prima metà dell'Ottocento con le scenografie di John Bryan e i magistrali giochi di luci e ombre della fotografia di Guy Greene che utilizza in diverse inquadrature la profondità di campo, e presenta una memorabile galleria di personaggi. L'impronta di romanzo sociale e di denuncia dell'opera dickensiana rimane nel film, amplificata da una rappresentazione piuttosto cruda della povertà e degli squallidi ghetti della metropoli nel periodo successivo alla Rivoluzione industriale, dove per sopravvivere l'arte di arrangiarsi diventa essenziale. Personaggi come Fagin o Bill Sikes sono maschere volutamente deformate della meschinità umana, delinquenti o emarginati che sfruttano i più deboli per avidità e per il proprio tornaconto personale. Alec Guinness è straordinario nella parte di Fagin con un trucco pesante, un naso finto e un modo di fare affettato che include sempre la locuzione "mio caro"; Robert Newton è altrettanto memorabile come Sikes, e brava Kay Walsh nel ruolo della prostituta Nancy (all'epoca era la moglie del regista). L'idea di dare a diversi passaggi narrativi la connotazione di un thriller si è rivelata vincente e il ritmo non potrebbe essere più sciolto; fra le varie sequenze, memorabile l'inizio con la madre di Oliver che partorisce dopo una lunga fuga sotto la pioggia, l'iniziazione al furto da parte di Fagin che gli spiega i trucchi del mestiere e il finale con la fuga di Sikes sui tetti con la folla che osserva sbigottita. Non ho visto la versione di Polanski o quella di Carol Reed del 1968 che vinse l'Oscar, ma dubito che possano eguagliare questo vero gioiello di intelligenza cinematografica nell'adattare un classico della letteratura. Una nota di merito, infine, al giovane protagonista John Howard Davies che qui è davvero convincente nel ruolo dello spaurito Oliver alle prese con un mondo ostile e incomprensibile: in seguito abbandono' la carriera di attore e divenne un regista televisivo.
Voto 9/10
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