Regia di Crystal Moselle vedi scheda film
Una storia americana. I fratelli Angulo sono sette. Sono cresciuti reclusi in casa, privi di ogni strumento di comunicazione con l’esterno, nove sortite al di fuori delle mura durante gli anni fortunati, oppure nessuna: il focolare domestico è una prigione, la madre la maestra di scuola, il padre un kapò. Campo di concentramento a regime patriarcale, come in Dogtooth di Yorgos Lanthimos o Miss Violence di Alexandros Avranas: lui segrega i figli perché timoroso di New York, perché si crede un capo tribù, il frontman di un gruppo musicale, il guru di una setta ristretta al nucleo familiare. Loro crescono nel governo del terrore, a contatto col mondo solo tramite il filtro dei film, da Casablanca a Le iene, passando per Velluto blu: il cinema è il loro unico orizzonte, per questo lo rimettono in scena per gioco in versione casalinga, con cura maniacale, come protagonisti reali e tragici di un Be Kind Rewind. I cortocircuiti sono struggenti, come l’immagine del loro cavaliere oscuro che guarda il mondo dalla finestra. Crystal Moselle entra in casa loro a ribellione accaduta, con il padre infragilito, con i figli (e la madre) che s’inoltrano sulla strada di una possibile libertà: insieme, tra confessioni e materiale d’archivio, ricostruiscono la propria storia, oltre ogni manicheismo. Non c’è rigore formale nello sguardo della regista, ma l’interesse morboso per una vicenda evidentemente scioccante lascia lentamente il posto all’umana, affettuosa comprensione.
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