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The Wolfpack

Regia di Crystal Moselle vedi scheda film

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La recensione su The Wolfpack

di pazuzu
8 stelle

 

Figli di un peruviano affascinato dalla cultura Hare Krishna e di una ex hippie originaria del Michigan, gli Angulo sono sei fratelli nati tutti nel corso degli anni '90 e vissuti, fino al 2010, reclusi con la sorella mentalmente disagiata nell'appartamento di famiglia nella Lower East Side di Manhattan. Senza uscire mai d'inverno e facendolo molto di rado, e rigorosamente sotto scorta, d'estate (da nessuna a nove volte complessive a stagione, a seconda dell'annata), hanno imparato a conoscere il mondo, oltre che guardandolo dalla finestra, studiando alla tv i grandi classici ed i cult di genere di cui il padre comprava dvd a iosa. Spaventato dal disagio e dalla violenza visti in giro per le strade, il padre aveva proibito loro di uscire da soli, preferendo altresì all'istruzione scolastica - che li avrebbe 'contaminati' - gli insegnamenti casalinghi della madre, succube educatrice, da integrare con la trasmissione delle proprie passioni: religione, musica e cinema. E se la prima è testimoniata perlopiù solamente dai loro stessi nomi, tutti riconducibili alla figura di Dio (da Visnhu - quello dell'unica femmina, a Bhagavan, da Govinda a Narayana, da Mukunda a Krsna, fino a Jagadisa), la seconda e la terza si vedono realizzate attraverso quello che ne è divenuto nel tempo l'hobby preferito, ovvero la riproposizione recitata di brani musicali e soprattutto di scene intere di film, con tanto di costumi, sceneggiature originali e telecamere.

 

 

In un contesto familiare tanto bizzarro quanto inquietante, il cinema, prima di tutto, diviene per questi ragazzi la fonte primaria di conoscenza, il catalizzatore di ogni emozione e l'unità di misura a cui rapportare le proprie scelte. Tanto che, il giorno in cui uno dei sei, finalmente, decide di rompere le righe ed irrompere autonomamente nel pianeta Terra contravvenendo al dettame paterno, lo fa fuggendo di casa con sul volto la maschera di Michael Myers (ovvero il 'cattivo' di Halloween), convinto che la stessa possa renderlo inattaccabile e temuto: è il gennaio del 2010, ed anche l'inizio della fine della dittatura di papà. Di lì a poco, infatti, la voglia di uscire e ribellarsi a quelle assurde imposizioni si fa largo anche negli altri cinque, mentre fremiti di un orgoglio da troppo tempo sopito prendono via via il sopravvento anche nella madre.

 

 

Il primo incontro tra la giovane regista Crystal Moselle e i sei fratelli Angulo arriva proprio qualche mese più tardi, e coincide con la loro prima uscita di gruppo, quando prendono a scorrazzare per le strade di Manhattan vestiti come i protagonisti di Reservoir Dogs di Quentin Tarantino, con tanto di pistole di cartone (da loro stesi costruite) al seguito. A quell'incontro, casuale, seguono cinque anni di riprese utili a documentare i loro primi approcci con il mondo esterno, a seguire il loro graduale percorso di emancipazione, a testimoniare la loro avidità di conoscenza, la loro curiosità ed il loro entusiasmo, il loro bisogno di mettersi in gioco, di costruire, di vivere. E tra le pieghe di una regia tanto leggera da apparire invisibile, emerge con forza il legame empatico che ha permesso da subito a Moselle di mettersi totalmente al servizio di una storia assurda e sorprendente astenendosi dall'emettere giudizi lapidari, anzi cercando di cogliere il lato umano (ed in quanto tale fallibile) di ogni gesto, e puntando ad una salomonica comprensione laddove risulta ostica la condivisione.
Già vincitore del premio della giuria al Sundance 2015, The Wolfpack è stato presentato alla decima Festa del Cinema di Roma all'interno della sezione Alice nella Città, nella sottosezione Panorama.

 

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