Regia di Dario Argento vedi scheda film
L'uccello dalle Piume di Cristallo è come se fosse, sotto un certo punto di vista, il L'Humanitè di Dario Argento: come il primo film di Bruno Dumont aveva in nuce quella che poi diventerà la sua poetica, ovvero la necessità di elaborare e vivere l'esperienza cinematografica come atto di fede, nonché atto di fede dello sguardo, anche l'esordio del maestro del brivido conteneva, a sua volta, in nuce una parte - fondamentale - di quella che poi diverrà la poetica argentiana, nonché, anche qua, in un certo qual modo, l'esigenza di vivere ed elaborare l'esperienza cinematografica come atto di fede, ovvero "atto di fede dello sguardo"; la concettualità sul punto di vista improbabile ed inevitabilmente sleale.
Nonostante gli intenti fimici e, soprattutto, l'approccio al mezzo cinematografico dei registi siano comunque differenti, L'Uccello dalle Piume di Cristallo potrebbe, comunque, essere definito un film miracoloso.
Miracolo, appunto, dello sguardo; del punto di vista; miracolo che, nella settima arte, non può essere inteso se non come inganno; inganno all'occhio. Del sopracitato sguardo. Come fosse un film-specchio.
E ad ingannare, in questo caso, sono gli inscindibili e sfuggenti contrasti. Contrasti che, mai come in questo caso, si fanno poesia acida del punto di vista; un punto di vista che, difatti, è spaventoso e spaventato; pauroso e impaurito.
Per tutto ciò elencato in questo paragrafo, L'Uccello dalle Piume di Cristallo risulta, appunto, il suo film-contrasto. Film di contrasti.
Il lavoro di Dario Argento più - come spiegato sopra - angoscioso ed angosciato.
La sua opera(zione) più scivolosa.
La più veloce e sfuggente.
Insomma, uno dei suoi film più urgenti.
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7,5/10 (7,7/10)
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