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L'uccello dalle piume di cristallo

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su L'uccello dalle piume di cristallo

di Furetto60
8 stelle

Opera prima del maestro del giallo, Dario Argento. Un "classico" intramontabile del thriller all'italiana

Sam Dalmas, scrittore americano in vacanza a Roma, assiste casualmente,alla colluttazione tra un uomo e una donna in una galleria d’arte,pur impossibilitato ad intervenire, in quanto  bloccato tra due vetrate, riesce comunque a mettere in fuga l'aggressore e a salvare la vita della donna, che viene solamente ferita. Partono cosi le indagini della polizia, guidate dal commissario Morosini,alias Enrico Maria Salerno, per cercare di individuare e stanare l'aggressore latitante, che pare abbia già ucciso tre donne.  Dalmas, che interrogato più volte, non riesce a mettere a fuoco un dettaglio a sua detta fondamentale per la risoluzione del caso,prima spinto dal commissario,che gli sequestra il passaporto, poi di “sua sponte”per mera e morbosa curiosità, con l’aiuto della fidanzata, comicia ad investigare.Nel frattempo gli omicidi non si fermano,tra tanti morti e tante telefonate anonime, c’è n’è una però decisiva,registrata su un nastro e risentita svariate volte ,in cui si riesce ad isolare un rumore particolarissimo, che si scoprirà essere il verso di un rarissimo uccello del Cuacaso di cui al titolo, traccia decisiva per condurre all’assassino. "L’Uccello dalle Piume di Cristallo", primo della così detta “trilogia degli animali con "Il Gatto a Nove Code" e "4 Mosche di Velluto Grigio", è un film considerato spartiacque, che rivoluzionò profondamente quelle che erano le regole ed i canoni del genere giallo in Italia. Argento a sorpresa, all’epoca appena ventinovenne, cambiò le carte in tavola del genere, le invertì, “snaturandole” introducendo tutta una serie di innovazioni. Prima ,si aveva quasi sempre una concezione del thriller alla Agatha Christie, ove l’ispettore o il detective si impegnava a scoprire l’assassino, dopo tutta una serie di ostacoli e in virtù di processi logico/mentali. In questa formula nuova del thriller ,il protagonista Sam è una persona comune, non appartiene all’ambiente investigativo, s’improvvisa detective per l’occasione, per umano desiderio di giustizia e usa solo la sua arguzia e determinazione, per provare a scoprire il serial–killer, anche mettendo a repentaglio la sua vita. Il regista manifesta ,dunque il primo tangibile cambiamento , proponendo un protagonista per cosi dire “outsider” poi utilizza la camera, puntando sul fattore psicologico “guardo, ma non vedo” ove il protagonista insieme allo spettatore, avrebbe la possibilità di vedere e capire immediatamente, ma il suo occhio e quindi la sua mente, è catturata solo da ciò che percepisce parzialamente,cioè quello che vuole o può recepire, trascurando la scena nella sua interezza, il quadro d’insieme, non riuscendo a coglierlo in modo oggettivo e totale, un' operazine che gli consentirebbe di dare subito la risposta all’enigma E’ una sorta di inganno “psichico” realizzato ad arte dal regista,cui non riescono a sottrarsi nè il protagonista nè lo spettatore. L’intrigo messo in piedi da Argento funziona alla grande, perché è ben congegnato, utilizzando un'efficace “introspezione psicologica”dei personaggi, e perché capace di inventare situazioni spiazzanti, dove lo spettatore viene “distratto” e perde di vista ciò che invece era evidente dall’inizio.Poi c'è la novità, di una "violenza" non più suggerita, ma esibita, con perfida e voyeristica perversione,peraltro con i successivi lavori il tasso di sangue,aumenterà a dismisura.Quà e là sono sparpagliate  anche pillole di "humor"nero. La visione di questo film oggi come allora, riesce ancora a suscitare forti emozioni, dimostrando che resiste magnificamente al tempo, grazie ad una messa in scena, orchestrata con somma maestria e ricca di spunti interessanti, Argento muove la camera, con perizia tecnica straordinaria, capace di ottimizzare al meglio, lo spazio, le inquadrature, il suono, le musiche di Morricone  sempre eccezionali e calibrate, con un pathos  che si taglia col coltello, facendo tesoro degli insegnamenti dei più grandi registi , soprattutto di  Hitchcock suo maestro indiscusso,il giallo psicologico deriva proprio dai suoi straordinari lavori, anche  Mario Bava fu di ispirazione per le atmosfere.  Dario Argento,ospite di Bertolucci,si era ritrovato per caso tra le mani il libro “La Statua che Urla” di Frederic Brown, se lo era fatto prestare e dopo averlo letto avidamente, ne aveva tratto questa trasposizione cinematografica, all’epoca originalissima .L’Uccello dalle Piume di Cristallo, resta un classico della  cinematografia "gialla" italiana

 

 

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