Regia di Dario Argento vedi scheda film
Felice esordio di Dario Argento dietro la macchina da presa, avvenuta a tre anni di distanza dall'inizio di una copiosa attività di sceneggiatore, il cui esito più noto è lo script a quattro mani con Sergio Donati di 'C'era una volta il West': 'L'uccello dalle piume di cristallo' è il primo tassello della trilogia degli animali, con cui l'autore romano porta avanti un discorso su commistioni tra thriller e horror all'interno del cinema italiano, iniziato nella decade precedente da esperti del genere come Mario Bava.
Il film è di grande ricchezza visiva e tematica: grande l'uso di soggettive - la maggior parte dal punto di vista dell'assassino - e di elaborate panoramiche, grazie alle quali il neoregista crea un sorta di terrore panico misto a un'atmosfera realmente angosciante, dove spesso è il cattivo ad avere la meglio sul malcapitato di turno, che viene eliminato mediante lame, rasoi o coltelli, comunque mai armi da fuoco, tutti e due immersi in un ambiente urbano il più delle volte ostile, che risulterà poi una cifra costante del suo cinema futuro.
Anche le tematiche affrontate - aldilà della storia in sè, che è quella, abbastanza semplice, della ricerca di un killer seriale - si offrono a riflessioni non banali sul cinema come arte della visione, sul dualismo tra realtà ed apparenza, tra ciò che a volte si guarda ma non si riesce a distinguere nitidamente oppure si immagina di vedere: infatti, la sequenza chiave in cui il protagonista, lo scrittore Sam Dalmas (Tony Musante), vede compiersi un crimine da cui poi si sviluppa tutta la vicenda è giocata su questa ambiguità dello sguardo; lo stesso, verso la fine del film, quando ormai ha ben chiaro tutto, esclamerà ''Ora vedo chiaro!''.
Se tutte le scene del crimine sono ben girate e contribuiranno a influenzare il genere negli anni a venire - non penso che un autore come De Palma, nella costruzione dei suoi film, oltre che da Hitchcock non abbia tratto ispirazione da Argento - mi piace ricordare l'inseguimento ed il successivo ribaltamento dei ruoli di cacciatore e preda tra Sam Dalmas e colui che crede sia l'assassino ma poi si rivelerà solo una pedina nel complesso ingranaggio - montata come i migliori polizieschi americani - e la parentesi comica dell'incontro del protagonista con il pittore Berto Consalvi (Mario Adorf), forse inserita per stemperare in parte la tensione.
Importanti anche i contributi di Vittorio Storaro, con una fotografia dai toni molto decisi, e di Ennio Morricone con una suggestiva musica cantilenante e la presenza nel cast di un insolito Enrico Maria Salerno in qualità di commissario di Polizia.
Voto: 8.
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