Regia di Dario Argento vedi scheda film
In questo film il vero protagonista è la macchina da presa. E' lei che da ritmo, misura e struttura. Molto esplicativa è la sequenza del primo omicidio. Quando il protagonista (Tony Musante) rimane intrappolato tra due vetrate. Noi assumiamo il punto di vista (ma anche quello sonoro) della macchina da presa. Non vediamo o sentiamo quello che vedono e sentono i due personaggi presenti. Noi vediamo e ascoltiamo quello che percepisce la macchina da presa. Che diventa in questo modo una presenza reale e viva. Quasi un altro personaggio. Non a caso Dario Argento opta per la scelta stilistica (la soggettiva) di far coincidere lo sguardo dell' assassino con quello della macchina da presa. Noi vediamo attraverso gli occhi del killer ma anche attraverso l' occhio della macchina da presa. Che sia lei il vero colpevole di tutti i delitti?
Dario Argento lavora molto sul versante filmico della sua opera. Lavora sul sonoro, sulle possibilità del montaggio, sulla struttura pittorica dell' immagine. Interessante è l' uso del fermo-immagine per mostrare i ricordi del protagonista. Quella ricerca del particolare nella propria memoria. Che è riportata in maniera magistrale nel film. Quei flash che arrivano dritti nella mente. Quella sensazione di qualcosa che non quadra. Argento trova la maniera migliore per farcela sentire. Lavorando su immagini fisse. Su istantanee di un delitto.
Oltre al lavoro sull' imagine, come ho già detto, Argento si sofferma molto sul sonoro. Riesce, anche qui, molto intelligentemente, a trovare un filo di unione tra elementi prettamente tecnici e nodi della storia. Quindi, il sonoro, oltre a creare un forte effetto di suspance è anche legato all ' evolversi del racconto stesso. L' assasino verrà individuato grazie ad una traccia sonora di una telefonata. Il verso di un uccello.
Oltre ad un lavoro accorto sul versante tecnico della realizzazione del film, Dario si cimenta anche in una storia originale e intrigante. Mischiando al contempo vari elementi. Il thriller (ci sono degli omicidi e un serial killer e abbiamo una grande tensione in molto punti del film), l' horror ( soppratrtutto nelle componenti visive: le sculture nel luogo del primo omicidio, il quadro naif che è veramente agghiacciante), la commedia (soprattutto in alcuni personaggi che sono molto divertenti come "Addio" e il pittore) e il poliziesco ( nelle parti riguardanti le inchieste e nella figura del poliziotto interpretato da Enrico Maria Salerno).
Roma appare misteriosa e inqiuetante attraverso gli occhi del regista. Vicoli stretti, palazzi in rovina e una nebbia che qui da noi non si vede proprio mai. A parte questo il film mostra un regista con delle grandi doti e con un grande talento visivo. Il finale, forse, con la sua spiegazione forzata rimane un pò troppo didascalico ma nulla toglie alla chiusura della storia stessa. Che oltre ai brividi trasmette anche una rara e angosciante inquietudine psicologica.
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