Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
“Perché gli uccelli attaccano?” La risposta è una sola, perchè siamo al cinema
A proposito di uno dei capolavori di Alfred Hitchcock in questi giorni nelle sale in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna…
“… ricorda, il prossimo urlo che senti potrebbe essere il tuo”
Alfred Hitchcock
Domanda-base:
Perché gli uccelli diventano nemici dell’uomo e, raccolti in stormi, gli piombano addosso massacrandolo?
SINOSSI (ridotta all’osso, ma a quasi sessant’anni dall’uscita crediamo che solo i marziani non abbiano visto il film)
Bodega Bay, costa nord della California, paesino accogliente con porticciolo, poche case, una scuola, gazoline e una cabina telefonica.
Lì abita Mitch (Rod Taylor), aitante esemplare di maschio americano, sguardo franco, sorriso rassicurante, fisico scolpito da una vita all’aria aperta, madre (Jessica Tandy) tendenzialmente edipica.
Melanie Daniel (Tippi Hedren al suo debutto sullo schermo) algida bionda upper class, se ne innamora a prima vista e lui non sembra tirarsi indietro, anche se la madre ha già mandato a rotoli la love story con la bruna maestrina del paese.
Galeotta qui è una coppia di love birds in gabbietta, verdi pappagallini che i due stanno guardando in un negozio di San Francisco. Lei, emancipata ragazza americana del 1963, non perde tempo e va a trovarlo al paese col pretesto di portare in dono i pappagallini alla sorellina minorenne di tanto fratellone. Purtroppo mal gliene incoglie, con gli uccelli non si scherza e la biondina ne esce salva e un po’ ammaccata, ma poco è mancato che gabbiani, corvi, cornacchie e passerotti non l’abbiano spolpata viva.
Il finale è aperto, con Mitch che, salvando madre, sorellina, Melanie e gabbietta con gli innocui love birds, parte per chissà dove in macchina mentre gli uccelli rumoreggiano soddisfatti, ormai padroni dello spazio.
INTERPRETAZIONI
Lo strano fenomeno ornitologico messo in scena da Mr. Hitch al suo cinquantesimo film è stato oggetto di analisi a non finire e le chiavi di lettura proposte sono state varie e alcune suggestive.
Fra queste, quella psicanalitica è molto interessante, anche se può non essere condivisibile.
Ci riferiamo a quella di Slavoj Žižek in The Pervert’s Guide To Cinema(2012).
“Filosofo sloveno, professore all'Istituto di sociologia e filosofia dell'Università di Lubiana e direttore internazionale dell'Istituto Birkbeck per le discipline umanistiche dell'Università di Londra,isuoi spunti teorici, le sue riflessioni che spaziano dalla psicoanalisi all'ideologia tedesca, dalla sociologia all'economia, trovano una loro coerenza e sintesi nell'offrire quegli strumenti di lettura che in chiave psicologica (post-freudiana), economica (marxista) ci mostrano come non solo l'ideologia non è morta, ma è possibile comprendere e spiegare complessi fenomeni sociali partendo dalla produzione cinematografica o dalla cosiddetta "popular culture". (Wikipedia)
Slavoj Žižek, filosofo prestato al cinema, nei due film che lo hanno reso popolare forse più dei suoi tanti scritti, è l’unica presenza in scena, passa in rassegna molti film, ne proietta sequenze, fa le sue analisi e dimostra, con qualche forzatura, certo con effetti di assoluta meraviglia e probabile condivisione, che:
“Il problema non è tanto capire: siamo appagati?
Il problema è capire cosa desideriamo.
Non c’è niente di spontaneo, di naturale riguardo ai desideri umani.
I nostri desideri sono artificiali, bisogna che qualcuno ci insegni a desiderare.
Il cinema è l’arte perversa per eccellenza.
Non ti offre quello che desideri, ti dice come desiderare.”
Psicanalisi (Freud e Lacan), filosofia e cinema sono da lui messi in una relazione reciproca così stretta che, dopo, è difficile tornare ad essere lo spettatore di prima.
La sezione dedicata a The birds nel suo film esordisce con questa affermazione:
“Narrativizziamo un’esperienza traumatica troppo forte
Se un’esperienza traumatica è troppo forte smembra le coordinate della realtà, perciò dobbiamo narrativizzarla”
Da qui il filosofo/regista s’inoltra nell’analisi (è lui stesso a parlare, seduto su una barchetta che lo porta a Bodega Bay) n.d.a.
“Noi umani non viviamo naturalmente nella realtà.
Per comportarci da persone normali che interagiscono con il prossimo e abitano lo spazio della realtà sociale, dobbiamo collocarci adeguatamente nell’ordine simbolico delle cose.
Quando questa collocazione adeguata nello spazio simbolico è disturbata, la realtà si disintegra.
Gli attacchi violenti degli uccelli sono sfoghi esplosivi del Super-io materno che si oppone cercando di prevenire il rapporto sessuale del figlio con la donna.
Gli uccelli sono energia incestuosa grezza.
Togliamo l’elemento horror alla storia: una ricca ragazza di San Francisco s’innamora di un uomo e lo segue fino a Bodega Bay dove scopre che vive con sua madre.”
(Tipico intreccio edipico, tensione incestuosa tra madre e figlio. Madre possessiva/ragazza invadente) n.d.a.
“Perché gli uccelli attaccano?”
(L’intrusione degli uccelli lacera la realtà.) n.d.a.
“Quando un oggetto fantasticato, immaginato, proveniente da uno spazio interiore penetra la nostra realtà ordinaria, la struttura del reale è deformata, distorta.
E’ così che il desiderio penetra nella realtà, distorcendola.
Il desiderio è una ferita della realtà
L’arte del cinema consiste nel suscitare il desiderio, per poi giocarci.
Allo stesso tempo, però, lo tiene ad una distanza di sicurezza, lo addomestica, lo rende palpabile.
Quando noi spettatori siamo seduti al cinema e guardiamo lo schermo, lo schermo è nero, poi è investito dalla luce.
Non è come guardare la tazza di un bagno in attesa che le cose riemergano?
E l’intera magia di uno spettacolo mostrato sullo schermo non è forse una specie di tentazione ingannevole per nascondere il fatto che, in realtà, osserviamo merda?”
ALTRE INTERPRETAZIONI
Le elenchiamo con un giudizio fortemente soggettivo a fianco:
COSA PENSA IL REGISTA?
Alla domanda base, “perché gli uccelli attaccano?” la risposta più pertinente è quella che Hitchcock stessodà a Truffaut:
“[Gli spettatori] vanno al cinema si siedono e dicono ‘Fatemi vedere cosa accadrà’. Poi hanno il desiderio di anticipare ‘Indovino ciò che accadrà’. E io sono obbligato a raccogliere la sfida: “Ah sì! Voi credete? Ebbene si vedrà”. Negli Uccelli ho fatto in modo che il pubblico non possa mai indovinare quale sarà la scena successiva.”
da F.Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, 1962
Stupire, sfidare la platea, spaventare, stuzzicare quelle che G. Durand chiama “le strutture antropologiche dell’immaginario”, ispirarsi ad un racconto di Daphne Du Maurier nato da una storia vera, uccelli malati di rabbia che attaccarono gli uomini, e farne una cosa sua, inimitabile.
Dopo La taverna della Giamaica (1939) eRebecca la prima moglie (1940) della stessa scrittrice, questa storia lo intrigò molto e non facciamo fatica a crederlo. Gli uccelli erano una vera ossessione per Mr. Hitch, impagliati o riprodotti in stampe completano in modo maniacale l’arredo in Psycho, 1960.
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Tre anni dopo Psycho, sei mesi di riprese, di cui tre per i dieci secondi finali, migliaia di pennuti catturati con grandi difficoltà perché furono scartati i modelli meccanici comprati con notevole spesa, esce The birds, e l’immaginario psicanalitico divenne macabra realtà, gli uccellini diventarono uccellacci e sembrò che parlassero.
Come?
Eliminando la musica e lasciando i suoni, naturali o manipolati elettronicamente per accentuare l’effetto drammatico, ma solo suoni, rumori, la voce degli uccelli:
"Per rendere al meglio un suono, occorre immaginarne il dialogo equivalente. E nel granaio, che cosa direbbero gli uccelli alla donna? "Ora lei è nostra. E noi le stiamo addosso. Non abbiamo bisogno di lanciar grida di trionfo né di cedere all'ira: commetteremo un assassinio silenzioso. Ecco quello che gli uccelli stanno dicendo a Melanie ed è quello che sono riuscito a ottenere dai tecnici del suono elettronico".
SEQUENZE TOP
Sono quelle su cui Hitchcock si sofferma più a lungo nel dialogo con Truffaut:
I “love birds”
Presenza ironica in tutto il film, dalla sequenza d’apertura alla scena finale.
“Ironici e necessari perché l’amore sopravvive a tutte queste prove…
La parola amore è una parola piena di sospetto!”
attacco alla scuola
Capolavoro di suspense, Truffaut dice: “Quando lei ha tra le mani una buona scena di suspense, di attesa muta, ci si insedia maestosamente, con molta autorità, grazie a uno stile di decoupage che è assolutamente personale, raramente prevedibile e sempre efficace, è un po’ il suo segreto professionale.”
A.H. “…quando la ragazza [Melanie] aspetta all’esterno della scuola fumando una sigaretta, la macchina da presa rimane su di lei per quaranta secondi: guarda intorno e vede un corvo, continua a fumare e, quando guarda di nuovo, vede tutti i corvi riuniti”.
gli uccellini entrano dal camino
Scena trasformata durante le riprese (prassi del tutto inconsueta per Hitch, come lui stesso ammette, ma questo film è un unicum, lo costrinse a comportamenti inusuali):
“ Ho preso in esame questa scena e mi sono detto < è idiota, è una scena sorpassata, non bisogna più farla > e l’ho trasformata… Tutta la scena consisterà in un passaggio dal punto di vista oggettivo al punto di vista soggettivo.”
morte dell’agricoltore
Hitchcock spiega il perché del taglio della scena d’amore con bacio fra Mitch e Melanie della prima stesura, scena vista dalla madre di Mitch di ritorno dalla casa dove ha trovato l’agricoltore morto con gli occhi strappati dagli uccelli:
“ Questa scena d’amore avrebbe rallentato la storia. Ho temuto che la fama che il film si era creato facesse perdere la pazienza al pubblico “Sì sì va bene, ma fateci vedere gli uccelli, dove sono gli uccelli?”
L’amore e altre storie vengono dopo le ragioni del cinema, sempre.
scena finale
“ Quando Rod Taylor apre la porta della casa e vede per la prima volta uccelli a perdita d’occhio ho chiesto un silenzio, ma non un silenzio qualsiasi, un silenzio elettronico, di una monotonia che potesse evocare il rumore del mare che giunge da molto lontano. Trasposto nel dialogo degli uccelli, il suono di questo silenzio artificiale significa “Non siamo ancora pronti ad attaccarvi ma ci stiamo preparando. Siamo come un motore che sta per rombare. Stiamo per spiccare il volo.”
CONCLUSIONE
La storia delle riprese e delle vicissitudini per ottenere effetti speciali, addomesticando uno stormo di uccelli veri in un tempo in cui le risorse tecniche erano soprattutto artigianali, come le calamite che, attaccate alle zampe delle cornacchie per tenerle ben allineate su fili o grondaie, ottenevano solo l’effetto di farle precipitare a testa in giù quando spiccavano il volo, è tutta da leggere.
Nulla toglie al brivido della visione, ma diverte non poco e aiuta a conoscere un regista maniacale e geniale, ossessivo e pragmatico, luciferino e ironico, quello che si guadagnò la definizione di Truffaut “atleta completo del cinema”.
Ma infine, cosa può aver fatto scattare nella fantasia inesauribile di Mr. Hitch l’idea di coinvolgere innocenti creature dell’aria nel nero magma del male di cui l’uomo ha l’esclusiva sulla terra?
Ci fu un tempo in cui verso la città degli uccelli, Nubicuculìa, si fuggiva disperati dal nostro pianeta alla ricerca di un posto migliore (Aristofane, Gli uccelli,Atene, Grandi Dionisie, 414 a.C.). Addirittura, a differenza dei moderni uccelli monocromatici, il coro degli Uccelli ateniesi è assai variopinto, poiché ogni coreuta rappresenta un uccello diverso. Nell'opera viene fornito l'elenco dei 24 uccelli rappresentati: la pernice, il francolino, il fischione, il martin pescatore, il passero, la civetta, la ghiandaia, la tortora, l'allodola, la cannaiola, la monachella, il colombo, il grifone, lo sparviere, il colombaccio, il cuculo, la pettegola, il fiorrancino, il pollo sultano, il gheppio, il tuffetto, lo zigolo, il gipeto e il picchio. Un venticinquesimo uccello appare invece tra i personaggi: l'upupa.
Franco Battiato, trent’anni fa, dedicò ai loro voli, “codici di geometrie esistenziali”, una stupenda canzone d’amore.
Francesco, giullare di Dio che predica agli uccelli, fu immortalato dall’arte di Giotto e gli uccellini lo guardavano incantati.
Purtroppo da Van Gogh tutto cambiò e stormi neri gracchianti di corvi si alzarono in volo su solari distese di grano in Provenza.
Da allora nulla fu più come prima e nel vedere uno stormo solcare il cielo in ordine compatto ci sfiora sempre un brivido.
Cattelan, in una delle ultime Biennali, li ha addirittura schierati sul cornicione di tutte le sale, anche nelle tre dove c’erano dei Tintoretto celebrativi.
Come dire, i bei tempi sono finiti, signori miei, alzate gli occhi al cielo e mentre pregate il buon Dio mettetevi al riparo!
L’attacco finale è rimandato, le aggressioni a individui singoli (maestra, benzinaio, agricoltore) o a innocui bambini in gruppo (festa di compleanno, scuola), sono state solo prove tecniche, Hitch si ferma subito prima del classico disaster movie che tanto sfonderà schermi e timpani nei decenni successivi.
Ma quanti presagi!
www.paoladigiuseppe.it
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