Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
"Gli uccelli" fu girato da Hitchcock nel 1963 ispirandosi molto liberamente a un libro di Daphne du Maurieur scrittrice britannica che gli aveva già fornito il materiale per la sua prima pellicola americana ("Rebecca, la prima moglie").
E' indiscutibilmete uno dei suoi capolavori assoluti questo pseudo-horror entrato di diritto nell'immaginario collettivo.
Questa volta, per creare paura e angoscia il regista non ha bisogno nemmeno di una figura di un killer o di qualche assassinio irrisolto. Gli basta infatti far diventare dei comuni uccelli delle belve feroci e trasformare la normalità del quotidiano nell'incubo più mostruoso.
La piccola Bodega Bay diventa infatti così il teatro di una terrorizzante rivolta della natura contro il genere umano.
Se si considera l'anno in cui è stato realizzato, sono davvero straordinari i risultati conseguiti dalla UB Iwerkse con gli effetti animati necessari a dare corpo alla narrazione, che sono ancora oggi di eccezionale presa e molto più emozionanti di quelli certamente più realistici che la tecnica moderna rende adesso disponibili. Di analoga importanza, il contributo di Ray Berwick, eccellente addestratore di animali e quello dei due operatori (Robet Burks e Lawrence A. Hampton).
Un altro elemento di assoluta rilevanza è poi quello fornito dall'inquietante colonna sonora realizzata come al solito dal grande Bernard Hermann, priva di melodia e tutta ritmata sui rumore e le angoscinati strida dei volatili amplificate elettronicamente.
La protagonista è Tippi Hedren (all'epoca una perfetta sconosciuta), scopereta dallo stesso Hitchcock (si narra che se ne fosse invaghito) in uno spot televisivo (e madre di Melanie Griffith) che pagherà le tensioni e lo stress del controverso rapporto col regista e i numerosi incidenti verificatisi sul set, con un brutto esaurimento nervoso e un conseguente ricovero in ospedale.
Il film insomma non è solo un incubo senza soluzione aperto ad ogni tipo di interpretazione (ecologica, religiosa, politica, sociale ed anche erotica) ma anche una vera e propria riflessione sull'angoscia osservata in tutte le sue declinazioni (morale, metafisico e psicologico) .
"Un apocalittico giudizio finale, una specie di punizione biblica inferta all'uomo da un Dio di vendetta e di collera": così ha definito a suo tempo Lourcelles questa inarrivabile pellicola che trasmette un insostenibile senso di minaccia che non si estingue nemmeno nel finale.
Considerato il suo valore assoluto, potrebbbe comunque risultare molto singolare (visto che l'etichetta di "capolavoro" è unanimemente riconosciuta a questa pellicola) constatare che non ebbe invece analogo riscontro in positvo al momento della sua distribuzione in sala quando solo in pochi si accorsero della sua importanza, e la maggioranza espresse invece critiche negative (miopia o "malafede"?). Fortunatamente poi il tempo ha reso piena giustizia, sconfessando i malevoli commentatori dell'epoca.
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