Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Non sono affatto d'accordo che sia un capolavoro; anzi lo ritengo l'inizio della decadenza di Hitchcock. C'è una fortissima unità d'azione attorno a cui tutto si concentra, ma i personaggi sono marionette senza una chiara definizione comportamentale (a parte gli attori, che lasciano a desiderare) e il mistero degli uccelli assassini è del tutto chiuso in se stesso e funzionale solo alla paura.
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Hitchcock faceva film per il grande pubblico non ancora considerato come massa di consumatori. Quindi i suoi sono film per la gente, a favore della gente, con un ritmo universale, oserei dire. Nonostante ciò non mancano di un nucleo profondo di riflessione, quasi occultato. Quì come sottotraccia arde il tema della madre naturalmente dispotica e dello straniero (la donna/l'eros sovversivo - un confronto scontro tra archetipi) - il dionisiaco - che porta scompiglio nella apparentemente pacifica e bucolica comunità. Il fuoco sotto la cenere. Un cumulo di ipocrisie che la piaga biblica fa saltare in aria. Il nemico comune è un'opportunità per la gente di riscopre il valore dell'amore reciproco.
Hitchcock è il regista del doppio, di un volto e del suo rovesciamento. Credo che la scelta di non giustificare gli attacchi dei pennuti sia una delle intuizioni più preziose e lampanti della sincerità e profondità della sua poetica. In alcune sue opere (e soprattutto in questa) non si risponde ai perché, l'impotenza umana è di fronte agli interrogativi, interiori, morali, esistenziali, metafisici. La gratuità dell'assurdo è la fonte dell'angoscia. La metafora dell'angoscia conduce oltre la logica narrativa, e l'immanenza quotidiana. Quello degli uccelli assassini è un mistero da aprire, già funzione dell'angustia (esistenziale).
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