Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Da una novella di Daphne Du Maurier, dalla quale aveva già attinto per "Rebecca", Alfred Hitchock elaborò il suo film più difficilmente catalogabile, più horror che thriller, certo molto incline al fantastico per un apologo sulla Natura, o meglio sulle molto relative certezze dell'Uomo: da una scrittrice che sapeva esprimere l'inquietante (dalle sue pagine viene anche "A Venezia...un Dicembre rosso shocking", altro film che i brividi li mette) il maestro di "Psycho" girò un film che a conti fatti può rappresentare, in un certo senso, l'inizio della fase finale della sua carriera. A parte un uso del colore più moderno del solito, Hitch per quasi cinquanta minuti dissemina indizi, vaghissime avvisaglie della minaccia che incombe sulla provincialissima Bodega Bay, si direbbe quasi un preludio tipico di Stephen King.E la pellicola si chiude, giustamente, senza fornire spiegazioni nè chiudendo la vicenda, gli uccelli si prendono il territorio, con una surreale esultanza, dopo aver sconfitto gli umani impaurendoli ed uccidendone qualcuno, con una strategia vera e propria. Nonostante sia una storia con quasi tutti personaggi femminili, emerge la misoginia hitchcockiana mostrando una protagonista che si scuote dal proprio universo fatto di vuoto ben agghindato, ma che prima della fine, compie una sciocchezza quasi fatale rischiando seriamente di essere assassinata dai volatili in rivolta. E' questo il limite del film:un personaggio di prestante virilità, ma nella sostanza poco più di uno scapolone indefesso sempre all'ombra di una madre morbosa, che giunge a salvare la poverina che può morire sotto l'attacco dei pennuti inferociti. E pur con gli effetti speciali datati, ma si parla di cose di quasi cinquant'anni or sono, resta un'opera notevole.
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