Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Marcello (Totò) ed il figlio Ninetto (Ninetto Davoli) vagano tra periferia e campagna nei dintorni di Roma, facendo strani incontri, ognuno dei quali stimola, direttamente o indirettamente, una riflessione su un tema specifico. Tra i diversi personaggi con cui entrano in contatto, è di particolare importanza un corvo parlante, il quale è definito dallo stesso autore un "intellettuale di sinistra". Il loquace volatile segue padre e figlio nelle loro peregrinazioni effettuando digressioni e valutazioni morali, mentre i due uomini vivono storie di sincera umanità, subendo o generando odio, prepotenza, sopraffazione, predominio dell'istinto; ma entrando, anche, in contatto con l'amore e la speranza. Il corvo gode di un certo rispetto formale; ma la giornata è stata lunga e la strada percorsa tanta. Marcello e Ninetto, affamati, l'acchiappano, lo cuociono e lo mangiano. Il regista Pier Paolo Pasolini realizza un film visionario, in grado di parlare allo spettatore tramite allegorie e simboli, i quali trasmettono alcune idee circa i rapporti sociali ed umani, e, in particolare, circa il ruolo dell'intellettuale nelle loro dinamiche. Partendo da quest'ultimo aspetto, il regista non è, di certo, ottimista. Il corvo che impersona l'uomo di cultura è tollerato, anche benvoluto, finchè un'esigenza molto più "materiale" ha il sopravvento; è un uccello in grado di volare, di innalzarsi, ma troppo fiducioso verso il suo uditorio, che non lo dileggia - impossibile non confrontare l'animale parlante del film con l'albatro dell'omonima poesia di Baudelaire - ma, all'occorrenza, fa ben di peggio. Ed il prevalere dell'istinto, è il trait d'union tra una vicenda e l'altra. Anche nella "storia nella storia" di Frate Ciccillo e Ninetto, incaricati da San Francesco di evangelizzare volatili, esso impedisce che i due riescano nella missione. E poi, oggi carnefici, domani vittime; ora debitori, ora creditori; prima moralisti, poi viziosi. Tra le varie sequenze è di particolare interesse quella che mostra il funerale di Palmiro Togliatti, i partecipanti al quale mostrano un'imprevedibile pietas religiosa, a testimonianza di un'assenza di confini tra ideologie, o di un estremo affievolimento della loro forza. Le vicende sono ambientate in piccoli agglomerati urbani, una lunga strada in costruzione, rade rovine, campagne, la cui quiete è lacerata dal decollo di velivoli. Simboli contrastanti tra loro, testimoniano l'ineluttabile e costante fluire del tempo, che trascina con sè le cose umane. Totò e Ninetto Davoli ben interpretano i loro personaggi e duettano con affiatamento. Al "saper vivere" del primo s'affianca l'esuberante inesperienza del secondo. L'opera non è di facile accesso, alcune metafore sono facilmente comprensibili, altre molto meno; si prestano a più interpretazioni, tra le quali ammetto di aver un po' tirato ad indovinare. Non è certamente un film da visione "casuale", nonostante le ottime prestazioni di Totò e Ninetto Davoli, i toni per lo più leggeri e la coinvolgente colonna sonora di Ennio Morricone. Superate le difficoltà interpretative, allo spettatore giunge una serie di interessanti riflessioni, circa contenuto delle quali si può essere d'accordo o dissentire; difficile, tuttavia, non apprezzarne l'estetica.
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