Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Un film atipico per il cinema italiano (ma anche per quello mondiale), un apologo sociopolitico sotto forma di fiaba come solamente a Pasolini poteva venire in mente: quarant'anni dopo questo lavoro, il dibattito se il suo autore sia un genio o un folle è ormai concluso con il massivo riconoscimento del genio; eppure negli anni successivi ad Uccellacci e uccellini arriveranno prove contraddittorie che genereranno più di una perplessità sul regista friulano-bolognese. Il fatto è che la sua scrittura si farà più criptica ed il simbolismo (già qui presente in abbondanza, ma ancora decifrabile con un po' di sforzo) sempre più oscuro ed involuto; certo è comunque che Uccellacci ed uccellini porta palesemente prove a favore del fatto che Pasolini fosse un grande intellettuale ed un uomo conscio dei propri limiti, come il corvo del film. La scelta dei due protagonisti è perfetta: una coppia comica (appartenente a due differenti generazioni) che non deve fare ridere è la sintesi ideale per interpretare due ruoli che fungono da evidente metafora dell'esistenza, ovvero l'argomento più esilarante e cupo che ci sia. La parabola dei frati evangelizzatori è poi una tremenda stoccata al cattolicesimo, che si riempie la bocca della parola 'amore' ma in fondo non sa insegnare a ciascuno di noi ad amare sinceramente il prossimo; i falchi come le classi agiate si chiedono cosa voglia da loro questo 'dio', mentre i passerotti, popolino rozzo ed in affanno per la sopravvivenza, accolgono la parola dei frati nella speranza che si tratti di cibo. Il parallelo con la struttura classista della società contemporanea è chiaro, ma verrà esplicitato (oltre che dalle parole del corvo) ulteriormente nei due episodi dello sfratto della famiglia povera e dell'accoglienza aggressiva da parte del riccone creditore ('verrete mangiati da un pesce più grande', ammonisce il volatile). Ciò che pare mancare oggi al 'popolo' è quindi una guida intellettuale (ancora una volta evidente è il riferimento a Togliatti, la cui morte nel 1964 celebra la fine di un'epoca politica del Paese), un 'corvo saggio' che sappia indicare la via alternativa al sistema capitalista in cui ogni classe sociale pare voler inghiottire quelle inferiori, tutte quante impegnate in una lotta fratricida ed insensata che, qualsiasi sia il risultato, servirà solamente per nutrire quella economicamente dominante (Marx). Un'ora e mezza di politica, Storia, poesia, sociologia, religione, ma soprattutto di ottimo cinema: spettacolare il bianco e nero di Delli Colli, memorabili le musiche di Morricone, impressionanti le scenografie di Scaccianoce e Ferretti, tutto contribuisce a costruire un'atmosfera trasognata, ammaliante, onirica, ad un passo da Fellini. 9/10.
Padre e figlio vagano per le campagne; incontrano un corvo parlante, che narra loro di due frati che evangelizzarono falchi e passerotti, ma separatamente, mantenendoli distanti gli uni dagli altri. Allo stesso modo i due protagonisti si ritrovano a sfrattare una famiglia poverissima da una casa di loro proprietà, per venire poi assaliti ed insultati da un riccone cui sono debitori. Mentre il corvo continua a pontificare, la fame cresce: i due se lo mangiano.
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