Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Nella favola di Pasolini, la virtù dominante dei due protagonisti è quella di viaggiare senza alcuna direzione, di accettare lo sviluppo della società in senso capitalistico senza un reale progresso della società stessa. Una società dove il materialismo vincente è quello del denaro e del sesso a pagamento. Una società sempre più piccolo-borghese che non riesce più fare la storia ma è costretta a subirla. Una società la cui unica ideologia è una non-ideologia, che accentua il declino delle ideologie, siano esse marxiste o cristiane. Alla fine infatti il destino del corvo-intellettuale è segnato, sarà mangiato, sarà mercificato visto che i suoi insegnamenti restano inascoltati.
Il nostro riesce ad essere comico, ironico, tragico, e surreale, riuscendo a toccare tutte le corde della sensibilità umana. La comicità del film sta nella maschera definitiva che è Totò per il quale il regista crea delle sequenze da cinema muto richiamando Chaplin e Keaton ( come già aveva fatto nella ricotta). L'ironia è quella dei due personaggi che sanno di non poter trovare godot, ma lo cercano lo stesso affidandosi ai cartelli stradali più assurdi della storia del cinema. L'inserto francescano raggiunge il surreale quando il poverello di Assisi, preso atto del fallimento della missione evangelizzatrice di falchi e passerotti che tra loro si scannano e si scanneranno sempre, si mette a citare la lotta di classe ai due poveri frati ciccillo e ninetto che sconsolati e sorpresi riprendono la missione. Il funerale di togliatti visto attraverso le immagini di repertorio di lacrime e pugni alzati è forse uno degli ultimi momenti storici veramente e puramente tragici del nostro paese nel senso che appunto Pasolini dava alla definizione di tragico, come momento non ancora inquinato dalla logica della società dei consumi dove tutto è mercificato per essere venduto.
semplicemente perfetta.
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