Regia di Jayro Bustamante vedi scheda film
Ixcanul significa vulcano, ed un vulcano in effetti si staglia al di sopra di una fitta boscaglia del Guatemala, alle pendici della quale vive una popolazione discendente dagli antichi Maya, che non è mai riuscita o non ha mai voluto integrarsi con la civiltà delle città, peraltro remote.
In questi villaggi abita Maria, una diciassettenne che sogna di vedere la città, non sa parlare né capisce lo spagnolo, ma si esprime solo nella lingua locale.
Destinata, come è consuetudine nel villaggio, ad un matrimonio combinato, la ragazza si lascia corteggiare da un giovane coetaneo che la mette incinta, facendo mandare a monte il patto col futuro marito, che avrebbe assicurato il sostentamento anche a genitori poveri ed anziani della ragazza.
Il periodo della gravidanza trascorre assecondando credenze e antichi riti tribali che vedono nella donna in aspettativa, una fonte di energia positiva per combattere i mali e le difficoltà che minacciano le colture di caffè.
Pertanto Maria, utilizzata come veicolo per allontanare con le sue energie positive i serpenti che infestano la campagna circostante, viene morsa da un rettile rischiando di morire avvelenata.
Si sveglierà in ospedale, salva per miracolo e con un dolore in più, acuito da un inganno architettato da chi non ha rinunciato ad un matrimonio di circostanza.
Vulcano ci catapulta in un mondo che oggi è uguale a quello di mille anni orsono, rimanendo inalterato nel fascino e nella seduzione sia dell’ambientazione, sia dei suggestivi costumi di vita di una società che ancora si ostina a rimanere legata al proprio territorio e fieramente al di fuori della contaminazione della vita moderna.
Un film prezioso per la testimonianza che rende su civiltà a noi così remota, così fortemente legata a riti e a costumi ancestrali affascinanti quanto primordiali, e testimone di antiche tradizioni di cui ancora oggi si intravedono splendidi e suggestivi indizi.
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