Regia di Decio Silla vedi scheda film
Un ingegnere sulla cinquantina molla provvisoriamente tutto per partire alla ricerca di sè stesso, volendosi raccontare in un romanzo autobiografico. Per cercare motivazioni e ispirazione porta con sè una prostituta, che studierà strada facendo per capire di più sul mondo della donna, così lontano dal suo.
E il premio per il titolo più brutto della storia del cinema va a... Non è detto che Brogliaccio d'amore vinca, d'accordo, ma di certo nelle nomination finali entrerebbe con un filo di gas. E dire poi che il film è tratto da un romanzo omonimo, scritto da tali Gino Maggiora e Franca Monari. Oltrettutto la questione del titolo distrae lo spettatore dalla domanda principale su questo lavoro, l'interrogativo essenziale e inevitabile: ma chi diavolo è questo Decio Silla? Dietro al nome da antico romano - che si presuppone il suo reale, non uno pseudonimo - si cela un autore (regista e sceneggiatore, insieme a Luisa Montagnana) pure dotato di ambizioni: Brogliaccio d'amore (smettete di ridere, non concentratevi sul titolo) è una storia non priva di profondità psicologica, il ritratto della crisi di mezza età di un borghese deluso dalle donne, dalla società, dal suo mestiere, da sè stesso innanzitutto. Ma, come spesso accade in opere di questo profilo, la parola scritta non riesce a essere traslata in maniera efficace sullo schermo: ciò che ne scaturisce è un film verboso e privo di ritmo, nel quale si percepiscono gli sforzi dell'autore di voler evocare un senso di malessere esistenziale nei personaggi messi in scena, ma ben poco si va in concreto oltre a questa vaga percezione. Enrico Maria Salerno non ha bisogno di presentazioni: impeccabile come sempre; al suo fianco c'è Senta Berger, mentre in ruoli minori troviamo anche Paolo Carlini e Marisa Valenti. Decio Silla, per quanto non disprezzabile dietro la macchina da presa, così come è comparso nella storia del cinema italiano all'improvviso con questo lavoro, allo stesso modo fa perdere le proprie tracce subito dopo. 4/10.
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