Regia di Andrew Haigh vedi scheda film
Dopo quarantacinque anni di matrimonio con una persona che hai amato, non è facile comprendere di botto che tutto ciò che credevi di conoscere era solo il riflesso di un trauma. Che quell'uomo così pacato, che non ha grandi passioni, che non ti ha dato un figlio, in realtà, in una vita passata, era l'esatto opposto di tutto ciò. Un uomo che ha deciso di seppellire se stesso in mezzo ai ghiacci, con il suo primo e unico vero grande amore, per vivere una vita senza emozioni, piatta, accanto ad una persona che forse ama o semplicemente apprezza proprio perché gli consente una vita tranquilla, spenta. La Rampling affronta questo tsunami in un crescendo di rabbia implosa che ogni tanto trapela in scatti caratteriali che sfuggono, fino all'ultimo, straordinario, pianto liberatore. E' un film basato sull'intimità, in una provincia britannica grigia e piovosa, che affronta tanti temi, la finitezza e caducità umana, la ricerca di un lascito sulla nostra terra, lo sfiorire della vita che si può affrontare in tanti modo, il peso della memoria e di quella componente di ipocrisia e falsità che permea molti rapporti affettivi, anche i più solidi. Non si tratta, probabilmente, di un'opera che travolge, che suscita grandi emozioni, tensioni o aspettative, eppure affascina proprio in quei silenzi che possono disvelare un grande amore o la lenta morte dello stesso. Ottime interpetazioni e una sceneggiatura e una regia che puntano l'obiettivo e, a mio avviso, lo colgono senza paura di sbagliare, con sicurezza dei propri mezzi e delle proprie idee. Da vedere.
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