Regia di Alessia Di Giovanni vedi scheda film
Venti donne pugliesi partecipano al laboratorio teatrale di Ippolito Chiarello a Lecce. Non si conoscono, sono tutte lavoratrici precarie e hanno una settimana di tempo per organizzare uno spettacolo. Nessuna di loro è digiuna di teatro, ma in questo caso partono quasi da zero. Alessia Di Giovanni, sceneggiatrice di fumetti e cinema, anche videomaker, riprende le prove e gli incontri e scopre un altro denominatore comune. Dal quale deriva la domanda retorica che accompagna il film: «Scegliendo un gruppo di donne a caso, quante di loro hanno subito molestie o violenze?». La risposta è: tutte. Nelle situazioni più diverse: da compagni e mariti, certo, ma soprattutto nel luogo di lavoro. Qualunque sia: dalla bracciante scambiata per una prostituta (e come tale trattata) all’impiegata dell’ufficio legale pesantemente importunata. Non ci sono barriere di censo, variabili economiche, livelli di educazione. La molestia è trasversale. Un film come Lavoratrici, francamente consigliabile agli uomini nonostante parli di donne, pone qualche domanda formale. Si tratta di una mera testimonianza o c’è dietro un’idea di cinema? La seconda. Di Giovanni indaga la realtà, a volte l’aspetta con pazienza, se ne lascia sopraffare, poi, attraverso il montaggio, racconta. L’origine del progetto è sociale e si sente, ma Lavoratrici ha una forza, perfino una gioia, in certi momenti contagiose. Cercatelo.
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