Regia di Emmanuelle Arsan, Ovidio G. Assonitis vedi scheda film
ASSONITIS
"La gelosia è la vera oscenità"; "L'amore significa rinuncia"; "Ogni fede è una delusione"; Tagliare le catene è solo l'inizio". Laure è un film che, nella sentenziosità dei suoi punti di vista volti a sostenere ed esaltare le virtù di un libertinaggio che non si scontra contro i dogmi della coppia, o almeno di quella aperta ad esperienze da condividere o da vivere nel rispetto delle libertà individuali, fece più scalpore per le concitate vicissitudini a cui andò incontro, che per il risultato che la sua storiella pruriginosa fu in grado di provocare sullo spettatore.
La storia di una bellissima diciassettenne di Manila di nome Laure, che incontra un aitante fotoreporter inglese e finisce per sposarlo, per partire poco dopo con lui verso un'avventura esotica che li porterà a studiare le abitudini di vita (nonché sessuali) di un popolo conosciuto come Mara, noto per le sue disinibite abitudini comportamentali in fatto di accoppiamento, è davvero roba da poco.
Assonitis decide di sfruttare il successo di film come Emmanuelle e, approfittando della circostanza di conoscere davvero l'autore che, con lo pseudonimo di Emmanuelle Arsan, cerca di coinvolgerlo in un nuovo progetto, sostenuto dalla casa di produzione Fox. In realtà questa Emmanuelle nasconde il vero autore che è il marito della Arsan, ovvero Louis-Jacques Rollet-Andriane, funzionario dell'Unesco che, per tale motivo, non poteva coinvolgere direttamente il suo nome in qualità di autore di sceneggiature ad alto tasso di erotismo.
Egli, individuato come regista del progetto, in realtà fu coinvolto solo in qualità di produttore, per un progetto che inizialmente vedeva coinvolta, in qualità di protagonista, addirittura la Linda Lovelace di Gola Profonda, ma la cui parte fu varie volte ridotta, fino a venir sostituita completamente, salvo figurare in una scena di gruppo come una mera comparsa.
Nel ruolo della protagonista troviamo invece la bellissima, platinata, ed espressiva solo nei punti giusti, conturbante Annie Belle, vista poco prima ne La fine dell'innocenza di Massino Dallamano, e che successivamente intraprese una vivace carriera presso i principali cineasti italiani di pellicole horror e hard/softcore con ambizioni internazionali (D'Amato, Deodato, Margheriti, Ippolito) ma che vediamo coinvolta pure con maestri del calibro di Scola e Bolognini. La "vera" Emmanuelle Arsan, moglie del regista e sceneggiatore nascosto, si ritaglia nel progetto il ruolo di Myrte, con esiti piuttosto incerti, se non proprio imbarazzanti. Nel cast anche un imbarazzato Orso Maria Guerrini
Il film è un pasticcio insulso, mera accozzaglia di situazioni piccanti e pruriginose, accompagnate dalle sentenziose frasette di cui all'incipit. La sua tormentata storia produttiva, che vide tra l'altro il film bollato sotto una regia "anonima" (circostanza più realistica di quanto non si possa credere, che nemmeno gli valse il bollino da Alan Smithee) vale senz'altro di più della fragilità e della noiosità di una pellicola davvero abbandonata a se stessa.
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