Regia di David Bickerstaff vedi scheda film
Il primo fu Marcel Proust, che nel La prisonnière indicò, per bocca dello scrittore Bergotte, la Veduta di Delft di Vermeer come un modello narrativo ideale di tutte le arti. Tracy Chevalier con il suo romanzo rese noto al grande pubblico nel 1999 La ragazza con l'orecchino di perla, mentre l'omonimo film di Peter Webber consacrò definitivamente il dipinto come la Monna Lisa del nord. Stessa sorte è toccata a Il cardellino di Carel Fabritius: piccolo capolavoro ai più sconosciuto che ha cambiato la propria sorte grazie al romanzo di Donna Tartt (vincitore del Premio Pulitzer 2014). Tre esempi lampanti di come la notorietà delle opere possa essere legata a doppio filo al successo di un romanzo. I tre dipinti possono, a loro volta, contribuire al successo del museo che li ospita, riaperto quest'anno dopo un restauro durato due anni, come prova a fare La ragazza con l'orecchino di perla – L'opera di Vermeer e gli altri tesori del Museo Mauritshius. Il documentario porta il pubblico tra le stanze e le opere di una galleria solitamente fuori dai circuiti turistici, ma non per questo di valore inferiore. Tutti gli elementi presenti nel film, dalle riprese accurate e ravvicinate, al racconto di aneddoti legati alle opere d’arte (appassionanti quanto un buon romanzo), fino al fascino senza tempo del Mauritshuis, rendono la visione in sala talmente coinvolgente da invogliare lo spettatore a prendere il primo volo per L’Aja.
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