Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Evelyn non ha sempre fatto l’entraîneuse in un locale di Montmartre: ha iniziato dopo essere rimasta vedova di un bancarottiere, suicidatosi lasciandole un bambino a carico. Ma dieci anni prima aveva sognato di rifarsi una vita accanto a un medico canadese, che adesso la ritrova per caso: come riuscire a sostenere il ruolo di donna rispettabile agli occhi di lui, almeno durante i tre giorni in cui si fermerà a Parigi? Un’opera decorosamente minore nella filmografia di Ophuls, una delle ultime del periodo francese, che anticipa temi poi sviluppati meglio in Lettera da una sconosciuta: il passato che riemerge inopinatamente e sconvolge le esistenze, la morte che redime gli errori commessi. Il soggetto è piuttosto convenzionale: un feuilleton incentrato sulla tipica figura della donna traviata ma innocente, resa da Edwige Feuillère con un’interpretazione sofferta. È lei che si prende carico della situazione, indebitandosi con un malavitoso: invece l’uomo, sia nel passato (mostrato in flashback) sia nel presente, è tutto preso dai propri progetti matrimoniali e resta inconsapevole del dramma che si svolge accanto a lui; non a caso è il suo fedele amico, più dotato di buon senso, a scoprire la verità e a decidere di tacere.
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