Regia di José Manuel Cravioto vedi scheda film
Il ribaltamento di ruolo tra vittima e carnefice avviene nella prima sequenza: Eve, tenuta in segregazione nella cantina di una casa isolata, riesce a liberarsi e incatena il suo carceriere. Da questo momento inizia la rincorsa al rape & revenge movie (letteralmente: film di stupro e vendetta, poiché la protagonista ha subito ogni genere di abuso). L’obiettivo è semplice: liberare le ragazze tenute prigioniere in altre case, facendosi guidare dall’aguzzino tenuto “al guinzaglio” e sotto il tiro di una pistola. Alle prime armi nel lungometraggio, Cravioto eredita una sceneggiatura il cui obiettivo è la composizione di un rompicapo alla Saw - L’enigmista, sfidando lo spettatore alla deduzione e alla risoluzione del mistero. Ma troppo pochi sono gli elementi in gioco (Eve, l’aguzzino, le ragazze imprigionate, il fidanzato di Eve - il cui ruolo è deducibile dopo pochi attimi di insistenza nel ritorno al passato in filmini amatoriali) per strutturare un rebus. Se lo script fa acqua, la regia è invece coerente e ben condotta. Cravioto costruisce una sintassi del panico elaborata e tensiva, attaverso la messa in quadro del delirio tra le circonvoluzioni di una macchina da presa che si muove ora ad archi panoramici, ora in andirivieni a spalla che sfidano le vertigini. Il montaggio indiavolato, i suoni distorti di chitarre elettriche e sintetizzatori anni 80 e alcuni ralenti ben piazzati, poi, ci fanno pensare a una maturità insospettabile.
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