Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Ritrattino ironico, ma totalmente verosimile, dell'Italia scalpitante (in chiave economica e geografica, dal sud verso il nord) dei primi anni '70. I consueti toni sospesi fra il grottesco ed il clichè, con sagome di italiani ultraregionalizzati (la timida siciliana, il 'porca vàca' milanese, il piemontese estroverso, etc.), insomma il piatto forte della Wertmuller è qui presentato sotto forma di quadro d'insieme di una generazione in subbuglio, in crescita per certi versi (la conquista di uno spazio abitativo indipendente, il piccolo benessere degli elettrodomestici) ed in perdita per altri (la confusione sentimentale, ma anche quella politica), con i soliti, antichi dubbi e preoccupazioni (la ricerca disperata del lavoro, il matrimonio come consolidamento del proprio status civile): è tutto a posto così come sta, ma nulla in ordine. Nei limiti di un verismo caricaturale, l'opera della Wertmuller (sceneggiatura sua) trova i suoi punti forti nella descrizione di un ambiente sociale in fermento e nella buona interpretazione dei non famosissimi protagonisti, sui quali spicca senz'altro Claudio - fratello di, ma innegabilmente dotato pure lui - Volontè. Apprezzabili anche le musiche di Piero Piccioni. 6/10.
Milano, primi anni '70. Un gruppetto di immigrati provenienti da ogni parte d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia, si ritrova a convivere in un grande appartamento situato in un quartiere povero. Fra lavori faticosi (chi fa l'operaio, chi la cameriera) e sacrifici economici, sbocciano amori, si formano coppie, nascono figli.
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