Regia di Franco Lo Cascio vedi scheda film
Convenzionale sexy commedia girata in fretta e furia da un futuro regista di porno, poi noto con lo pseudonimo di Luca Damiano. Un film scontato nelle battute e interpretato da una caratterista inadatta a ricoprire il ruolo principale. I risultati migliori arrivano dagli interpreti di contorno.
Rientrata al paese alla fine della scuola, la giovane Patrizia (Patrizia Gori) ritrova alcune amiche, con le quali intende vivacizzare la vita paesana sfruttando un fienile, da convertire in luogo di ritrovo. Il proprietario del locale, un ricco notaio (Gino Pagnani), si oppone fermamente sino ad ottenere un'ordinanza di sfratto, approvata alla maggioranza dall'assessorato. Da questo momento, dopo aver preso lezioni "sessuali" dall'esperta bolognese Marilena (Gabriella Giorgelli), le ragazze cercano di ottenere con la seduzione -a scopo di ricatto- foto e filmati compromettenti di tutti i componenti della Giunta comunale, ovvero nell'ordine: il tabaccaio, il fotografo, il macellaio, un professore di matematica, il calzolaio (Franco Lo Cascio) ed il notaio stesso.
"Il vino è come la donna: se ce l'hai ti gira la testa. Se non ce l'hai ti girano i coglioni." (Salvatore Baccaro)
Obiezioni di ortografia (alla scritta "mascio") fatta da un'allieva di Marilena, la bolognese "al servizio" del paese: "Ma in maschio non ci vuole l'H?"
Marilena: "Lo so io quel che ci vuole con il maschio."
La regia di Lo Cascio (noto con lo pseudonimo di Luca Damiano nel circuito delle luci rosse) porta in atto una sceneggiatura scritta assieme a Piero Regnoli, mentre le scenografie sono curate da Demofilo Fidani. Se qualcuno si intende -anche minimamente- di cinema italiano di quel periodo, capisce subito dove questo L'educanda possa andare a parare, ovvero sul confine del cinema amatoriale (in certi momenti anche oltre). Pur essendo presente, nella parte -purtroppo risicatissima- di Sindaco, il grande Umberto D'Orsi (doppiato con una inaspettata pronuncia bolognese), si capisce che il tutto è stato realizzato appositamente per lanciare Patrizia Gori (la casa di produzione, non per niente, si chiama Patrizia cinematografica) fino ad allora (e in seguito pure) una figura di contorno del cinema bis, di gradevole aspetto ma certamente non in grado di sostenere un ruolo preponderante come in questo caso. L'educanda, infatti, assume una sua personale connotazione nei momenti più estroversi, caratterizzati da compartecipazioni in grado di valorizzare le brevi scene: dalla mitica (e bravissima) Giorgelli, esilarante nel ruolo di insegnante prostituta bolognese, al -quasi freak- Salvatore Baccaro (intenzionato a far visita alla Giorgelli ma impossibilitato per la sbronza in atto). Gino Pagnani, qui nelle vesti del notaio, lo si ricorda sempre piacevolmente, in ogni (più o meno) breve comparsa, e anche in questa circostanza, simpaticamente, riesce a contribuire nella messa in scena dei momenti più grotteschi e surreali del film. Per il resto, appaiono davvero scadenti le recitazioni e lo stesso regista se ne deve essere reso conto perché, da circa metà tempo in poi, inizia a far leva sul versante erotico, proponendo obsoleti cliché tipo l'immancabile scena (Malizia docet) della scala (dal tabaccaio) con la protagonista vista dal basso, sotto la gonna. Nel ruolo, uncredit, del calzolaio (anche lui dà una sbirciatina dal di sotto, ma stavolta Patrizia non porta le mutandine), nientemeno che il regista Lo Cascio.
Filosofia di Marilena
"La calza nera assottiglia la gamba... ed ingrossa l'usèl!"
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