Patrizia, appena uscita dal collegio delle suore, torna al paesino d'origine. Con le amiche allestisce un dancing in un salone abbandonato, cosa che disturba un affarista interessato a speculare su quell'immobile. Per ottenere il favore di tutti i compaesani maschi, Patrizia e le amiche studiano l'arte di sedurre presso la prostituta Marilena e quindi eccitano e ricattano tutti gli uomini del paese.
Il film, di per sè, dice davvero poco o, più ragionevolmente, proprio niente. Classica commediola a sfondo erotico stereotipata nelle situazioni, nei personaggi e perfino nei dialoghi (con intercalari dialettali a raffica), L'educanda segue in tono minore la scia dei vari Pierini e delle Dottoresse. I mezzi a disposizione sono visibilmente inferiori, ma questo cambia poco la questione, data la miseria delle idee stesse che sono di base al film; colpisce, almeno quello, il buon numero di caratteristi raccolti sul set: Giacomo Rizzo, Salvatore Baccaro, Umberto D'Orsi, Gabriella Giorgelli, Gino Pagnani, Giovanni Attanasio, Andrea Aureli e ancora Patrizia Gori, Giulio Baraghini e Rodolfo Licari. Ma la cosa senza dubbio più sorprendente di questa pellicola è che, a quarant'anni dalla sua uscita, risulta un'opera assolutamente impubblicabile, intrisa di maschilismo e di una morale (o antimorale, meglio) falsoprogressista, assolutamente ancorata a una mentalità antiquata, retrograda, politicamente scorretta a oltranza. Le giovani protagoniste che si fanno giustizia da sole e che impongono la loro volontà sui 'matusa' avidi e ottusi loro compaesani non sono l'emblema dell'astuzia e dell'intelligenza delle giovani generazioni, capaci di sbaragliare i genitori non più al passo con i tempi; no, sono un quadro dell'innocenza adolescenziale convertita alla totale mancanza di pudore e di equilibrio morale, sono un gruppetto di ragazzine che sfruttano consapevolmente le loro carni e i loro sessi facendo leva sull'ingordigia libidinosa del maschio per ottenere esattamente ciò che vogliono. Sciocco o sbagliato che fosse, nel 1975 tutto ciò si poteva dire. Sceneggiatura di Piero Regnoli e del regista, qui giunto alla sua opera seconda e che molto presto troverà la sua strada a luci rosse licenziando opere dai titoli memorabili come Transex (1988), Schiava dei piaceri di Sodoma (1995), Grossi calibri al campo militare (1996), Suore depravate in un convento di clausura (1999) o, per il pubblico più giovane, Penocchio (2002). Musiche di Gianfranco Plenizio, che si rifanno ai celebri temi degli Oliver onions. 2/10.
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