Trama
Da 13 anni Val lavora come tata di Fabinho a San Paolo. Finanziariamente stabile, convive con il senso di colpa per aver lasciato la figlia Jessica a Pernambuco, nel nord del Brasile, dai nonni. Per prender parte al test di ingresso all'università, Jessica decide di recarsi a San Paolo dalla madre. La sua scelta darà origine a una convivenza non facile in cui ognuno sarà influenzato dalla personalità e dal candore della giovane.
Approfondimento
È ARRIVATA MIA FIGLIA: I FIGLI DEGLI ALTRI
Scritto e diretto da Anna Mulayert, È arrivata mia figlia racconta la storia di Val, una donna che, dopo aver lasciato la figlia in una piccola città della provincia brasiliana alle cure dei parenti, trascorre 13 anni senza vederla e a lavorare come tata per Fabinho a San Paolo. Nonostante abbia raggiunto una buona stabilità economica, Val convive con il senso di colpa per non aver cresciuto la sua Jessica. Proprio mentre gli esami di Fabinho per l'ammissione all'università si avvicinano, Val riceve la chiamata di Jessica che l'avvisa del suo arrivo in città per prepararsi anche lei ai test di ammissione. Piena di gioia e apprensione, Val si prepara con l'appoggio incondizionato dei suoi datori di lavoro a concretizzare il sogno di riavere accanto la ragazza. L'arrivo di Jessica, però, segna l'avvio di una convivenza non facile: comportandosi in maniera del tutto diversa da ciò che ci si aspetta da lei, inizia a creare incomprensioni e tensioni nella famiglia, creando una profonda spaccatura nella madre, sempre più divisa tra i suoi "benefattori" e la sua ragazza.
Con la direzione della fotografia di Barbara Alvarez, le scenografie di Marquinho Pedroso, i costumi di Claudia Kopke e André Simonetti, e le musiche di Fabio Trummer, È arrivata mia figlia è stato presentato con successo in più festival del mondo, guadagnando l'attenzione dei selezionatori sia del Sundance 2015 sia della Berlinale. A spiegare meglio il progetto sono le parole della stessa regista Anna Mulayert: «È arrivata mia figlia è un film sull'insieme di regole che hanno preso piede in Brasile sin dall'epoca coloniale e che condizionano ancora la vita anche emotiva di tutti i giorni. Ho iniziato a scriverne la sceneggiatura venti anni fa quando, dopo aver avuto il primo figlio, mi sono resa conto di quale nobile compito sia crescere un bambino e di come tale responsabilità venga sottovalutata dalla cultura brasiliana. Nelle cerchie sociali più ambienti è comune infatti assumere una tata che si occupi della maggior parte dei problemi legati ai bambini, considerati noiosi o eccessivamente pesanti, dimenticando che a loro volta queste donne sono costrette a lasciare i loro figli alle cure di terze persone. Tale paradosso fa sì che quasi nessuno cresca i propri bambini e che la loro educazione sia un fattore del tutto estraneo ai genitori: ci può mai essere educazione senza affetto? L'affetto si può riacquistare? E, se sì, a quale prezzo?
È arrivata mia figlia può essere considerato un film sociale ma non solo. Il suo approccio diretto non giudica e non esalta né i personaggi né le loro azioni ma mostra soltanto la nuda verità. La sua struttura drammaturgica è asettica, quasi matematica. Inizia descrivendo le abitudini e i ruoli che governano le relazioni affettive e sociali di una famiglia della classe alta di San Paolo. Dopodiché, l'attenzione si sposta su Jessica, la figlia della tata, che con il suo arrivo rompe ogni equilibrio e si finisce con il superamento di certe linee e spazi che non avrebbe mai dovuto varcare.
Il film, inoltre, parla di due generazioni di donne di umili origini, entrambe nate nel nord est del Brasile. Val, il personaggio principale interpretato da Regina Casé, è una domestica che rispetta le vecchie norme e abitudini separatiste, accettando di essere trattata come un cittadino di serie B. Jessica, la figlia interpretata da Camila Mardila, invece, nonostante il suo background povero, è piena di curiosità e di forza di volontà, elementi che la portano a chiedere ciò che le è dovuto: i suoi diritti».
Note
La regista Anna Muylaert riesce a raccontare, lontana da preconcetti ideologici, un rapporto di lavoro atipico, ma che esiste, senza mai però voler estremizzare il discorso. Così facendo però, È arrivata mia figlia! (in originale A che ora torna?), finisce per non andare mai fino in fondo in ciò che racconta, fallendo, in parte, nel tentativo esplicito e mai mascherato di voler essere un ritratto realistico delle contraddizioni del Brasile odierno.
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (5) vedi tutti
Simpatico e certamente gradevole ai più, oltretutto, poi, si "entra" nella casa di un paese così lontano da noi. Forse un pochino di mordente in più sarebbe stato gradito. Voto: 6+ (sei più).
commento di Roberto MorottiPremio del pubblico alla Berlinale del 2013 e Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival. Non un capolavoro, ma un film adatto al primo maggio di quest’anno, in cui si finge di credere che i poveri siano pochi, marginali e che in fondo, se la siano cercata!
leggi la recensione completa di laulillaFilm simpatico di un Brasile lontano...
commento di slim spaccabeccoEdificante storia di una madre che con le sue semplici forze, ma con l’amore in cima a tutto, recupera una figlia, il suo ruolo con lei e una nuova vita, emancipandosi dalla schiavitú.
commento di brecoNeorealismo brasileiro con una monumentale Regina Casè. Bello!!! 163
commento di vjarkiv