Regia di Ferdinando Cito Filomarino vedi scheda film
Storia vera di Antonia Pozzi, suicidatasi nel 1938 a meno di 27 anni. Nel film c’è tutto quello che ci si aspetta: la famiglia della buona borghesia milanese, gli studi filosofici e letterari, le poesie (inquadrate nelle pagine dell’edizione postuma Parole, con effetto leggermente straniante), la passione per la montagna, gli amori tormentati, la sessualità irrisolta. Ma la forma è ispida, ardua; l’andamento narrativo è desultorio, con ellissi troppo brusche; i dialoghi sono pronunciati spesso con voce inudibile; le scelte registiche a volte sono ingegnose (uno specchio che riflette il volto dell’interlocutore in ascolto), altre discutibili (c’era proprio bisogno di inquadrare il corpo nudo della protagonista per l’intera durata di una canzone?). Il risultato complessivo, dispiace dirlo, è povero di idee e un po’ soporifero: credo che la Pozzi meritasse qualcosa di meglio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta