Regia di Ferdinando Cito Filomarino vedi scheda film
L'intimismo inquieto di una vocazione irrisolta per la vita e per la poesia, la cifra più significativa di un lavoro che frammenta il discorso narrativo, compiacendosi forse troppo della sua eleganza figurativa ed affidando alla brava protagonista la materializzazione di un lirismo ermetico fatto di slanci carnali e fragilità emotive.
Vita, arte e prematura scomparsa della poetessa italiana Antonia Pozzi. Dall'amore adolescenziale osteggiato dal padre, alle escursioni sulle Grigne, alle amicizie della Milano altoborghese, la passionale vocazione ad un lirismo intimista, carnale e umbratile che sarà riscoperto solo postumo.
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi
Ascrivibile alla messe di riconoscimenti in occasione della riscoperta della misconosciuta poetessa milanese (convegni, commemorazioni e i due precedenti film documentari 'Poesia che mi guardi' e 'Il cielo in me. Vita irrimediabile di una poetessa'), l'esordio nel lungometraggio del pronipote d'arte Ferdinando Cito Filomarino è un biopic che opera per sottrazione e come nella migliore vocazione della produzione romanzata nazionale di ascendenza televisiva, sull'accuratezza dei suoi contributi tecnici e scenografici. Nella ricostruzione d'ambiente che imbriglia nel rigore delle sue costrizioni sociali e nello spirito reazionario del suo paternalismo accademico l'intimismo inquieto di una vocazione irrisolta per la vita e per la poesia, la cifra più significativa di un lavoro che frammenta il discorso narrativo, compiacendosi forse troppo della sua eleganza figurativa (lei nuda di schiena sul divano sulle note di 'Va' di Ciampi e Marchetti) ed affidando alla brava protagonista (una misurata e sensuale Linda Caridi) la materializzazione di un intimismo ermetico fatto di slanci carnali e fragilità emotive. Ne esce il ritratto di una personalità originale e tormentata cui le convenzioni sociali e le prevenzioni culturali tarpano irrimediabilmente le ali, alimentando l'espressione di una poetica che infonde la propria disperazione cosmica in immagini di suggestivo richiamo panico, perfettamente in linea con l'amore per la natura e la montagna della poetessa lombarda, riproposte nella coraggiosa e inusuale scelta di inquadrare i testi delle poesie o i frammenti manoscritti dei diari. Meno riuscito forse sul versante di una evoluzione psicologica che meglio avrebbe giustificato la scelta finale (fatta pretestuosamente risalire ad un amore non corrisposto) e su quello di alludere ad aspetti caratteriali un po' forzosi (lei che bacia l'amica sulle labbra), ma che corrispondono bene all'idea di un cinema che vuole agire più per suggestioni che per meticolosa aderenza alla sinossi biografica. Menzione Speciale al Karlovy Vary International Film Festival 2015 e candidatura come miglior regista esordiente ai Nastri d'argento 2016.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta