Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Ladybird, con oltre 78 milioni di dollari d'incasso ed un congruo numero di premi e di nomination (tra cui 5 all'Oscar), ha imposto agli spettatori più distratti la figura di Greta Gerwig che non è solo regista di questo pluripremiato film ma anche attrice e soprattutto scrittrice di cinema. Il successo colto da "Ladybird" è sicuramente dipeso da vari fattori, certamente non è dovuto al caso ma all'impegno ramificato e costante nelle varie maestranze e agli sforzi profusi nel passato recente nobilitato da numerose sceneggiature e prove attoriali con autori del calibro di Woody Allen e Pablo Larrain. Una gavetta importante culminata nell'appartenenza al movimento cinematografico Mumblecore e più in generale alla scena indie, quella del cinema a basso budget, delle tante idee e della scrittura logorroica.
"Mistress America" diretto da Noah Baumbach, col quale l'attrice collabora stabilmente da anni ("Lo stravagante mondo di Greenberg" e "Frances Ha"), è un esempio dei lavori a cui l'artista di origine tedesca è stata impegnata, prima del riconoscimento internazionale, e nel quale ricopre il duplice ruolo di attrice e di sceneggiatrice (insieme a Baumbach).
Mistress America è la storia di una giovane studentessa, Tracy, che fatica ad adattarsi al college e ai ritmi di vita di New York. È l'esatto opposto del modello che il cinema ci ha propinato per anni. Tracy (Lola Kirke) non è nerd in senso stretto ma nemmeno una perditempo. Né cozza né cheerleader. Studia letteratura e vorrebbe entrare in un club letterario che fa rima con confraternita. Ne è attratta e allo stesso tempo ne prova repulsione. Comunque sia il manoscritto che presenta non viene accettato, di conseguenza la sua candidatura. A Tracy non va meglio nella scarne relazioni umane trattenute in un ambiente necessariamente competitivo come il college. Si è fatta un amico, Tony, ma in verità pur essendoci un'attrazione tra i due non scocca la scintilla. Su consiglio della madre, che si sta per risposare, Tracy contatta la figlia del neo fidanzato, Brooke (Greta Gerwig), che abita a New York. Inizialmente titubante per la differenza d'età, Tracy fa quella telefonata che finisce per cambiarle la vita. Brooke è una donna volitiva e stravagante e grazie alla sua straripante vitalità coinvolge Tracy, che la venera come un guru, nel suo ardimentoso piano di aprire un ristorante. Ma per fare ciò ha bisogno di soldi e così finisce con una combriccola di studenti universitari a supplicare l'ex fidanzato e l'ex miglior amica di investire nel proprio sogno. Tracy però non è la ragazzina ingenua che tutti credono ed un mazzo di fogli dattiloscritti lo renderà a tutti palese.
Mistress America della premiata ditta Baumbach/Gerwig è un New Adult, che affronta con intelligenza le nevrosi dei ventenni e le incertezze dei giovani adulti alla soglia dei trenta. L'originalità sta nel fondere due distinte generazioni, l'una che si affaccia alla vita, l'altra che deve misurarsi con i propri fallimenti economici e sentimentali. Ne esce una commedia equilibrata con personaggi ben descritti chiamati ad un eroico ma necessario ridimensionamento (Brooke) o ad una presa di coscienza delle proprie abilità (Tracy). Moderatamente drammatico, moderatamente effervescente, ben scritto, lontano da cliché spudorati, Mistress America brilla delle luci artificiali del Village e delle luci laccate della periferia borghese, riversa bile dal racconto della giovane protagonista, riconcilia le posizioni in tempo per il "Thanksgiving Day", ed incanta per la fine ironia di un coro greco che ascolta la lettura di una tragicommedia al vetriolo dettando i tempi della lettura e dello spettacolo. Intelligente, godibile e vitale come i suoi protagonisti.
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