Regia di Robert Rossen vedi scheda film
Uno dei migliori film statunitensi del primo dopoguerra, giustamente premiato con l'Oscar (il ché è degno di nota, visto che non sono pochi i film ingiustamente premiati dall'Academy). Forse il linguaggio può apparire un po' datato, ma sono molti i messaggi di questo film. C'è una critica ferocissima ed arrabbiata al sistema politico/elettorale statunitense (ma la rabbia non offusca mai la lucidità), come sistema basato sulla corruzione, sul populismo vuoto e sfrenato e sul patteggiamento coi poteri forti (ed in questo la pellicola è assai profetica). Oltre alla riflessione politica però, vi è anche una riflessione 'privata' che si estrinseca nella costruzione del personaggio di Willie Stark (interpretato benissimo da Crawford) che, da perseguitato idealista denunciatore di corrotti, quando vince le elezioni, viene risucchiato dal sistema diventando come i suoi predecessori. Il mutamento psicologico di Stark è rappresentato magistralmente e lo spettatore, pian piano, dopo averlo amato, si disamora di lui e comincia a disprezzarlo; tuttavia il mutamento non è mai totale; nella psicologia di Stark rimane sempre qualche residuo di nobiltà e qualche fedeltà alle sue idee originarie; sembra un uomo risucchiato da un sistema più grande di lui e contro cui non si può nulla (in fondo costruisce delle opere pubbliche utili alla cittadinanza). E' un personaggio che, nonostante tutto, non si detesta mai fino in fondo. Altro personaggio ambiguo degno di nota è il giornalista Jack Burden (interpretato da John Ireland), che inizia a seguire Stark agli esordi ma che non riesce poi ad abbandonare quando questi cade nel malcostume. Anch'egli è un personaggio negativo, a causa della mancanza d'orgoglio e di coraggio, ma residua in lui qualche traccia di nobiltà d'animo, poiché anch'egli è risucchiato da un sistema terribile. C'è poi l'elettorato, stupido e disinformato, pronto a seguire il primo cantastorie (a patto che non parli di cose sensate ma urli a più non posso). Ma i personaggi, in fin dei conti, non sono malvagi, è il sistema che lo è, sono gli Stati Uniti il male, il malcostume, la corruzione e chiunque tenti di cambiarli, per quanto sia onesto, non avrà scampo e sarà dannato. I personaggi sono vittime e per questo è impossibile odiarli. Tutti gli uomini del re è, lo ripeto, un fulm crudo e profetico, arrabbiato ma lucido, tuttora attuale e lo sarà ancora per molto tempo. Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:3 tensione:3
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