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Grandma

Regia di Paul Weitz vedi scheda film

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La recensione su Grandma

di alan smithee
6 stelle

Commedia briosa e di buon ritmo, girata in modo convenzionalmente brillante da uno specialista dei toni leggeri. Un film in grado di salvarsi da un ordinario anonimato, grazie soprattutto, od esclusivamente, al carisma leonino e alla verve da mattatrice indomita, della simpaticissima Lily Tomlin.

ZE FESTIVAL 2016, NICE

Dopo ben 38 anni di vita assieme alla propria compagna scomparsa da pochi mesi, Elle non ce la fa davvero più a ricostruirsi una nuova vita sentimentale, e rifugge ed allontana con sgarbo la ragazza che invece da quattro mesi cerca di entrare inutilmente nel suo cuore.

Elle è una settantenne dinamica, energica e dura, con se stessa e con gli altri: una scrittrice un tempo ammirata, ora in cerca di oblio e solitudine.

Il giorno in cui la nipote diciottenne si presenta da lei per chiederle dei soldi - una somma in grado di farla abortire in seguito ad una gravidanza non voluta - la nonna, senza un quattrino, ma disposta ad andare a fondo al problema, decide di partire con la ragazza, in cerca di denaro e intenzionata ad accompagnarla alla clinica.

Il confronto, serrato, comico, brillante, ma anche amaro, avrà come tematiche un confronto generazionale che farà bene ad entrambe.

Girato in modo convenzionalmente brillante da uno specialista della commedia leggera di buon ritmo, il film si salva da un ordinario anonimato grazie al carisma leonino e alla verve di mattatrice della simpaticissima Lily Tomlin, perfetta in un ruolo che risulta molto pertinente con le proprie e da sempre apertamente manifeste, consuetudini di vita privata.

Spassosi alcuni momenti, tra cui citerei senza indugi il confronto fisico-emozionale tra nonna e nipote, in cui quest’ultima ricorda con nostalgia il ciclo mestruale interrotto dalla gravidanza, mentre la più anziana ricorda il suo ultimo, avvenuto venticinque anni prima.

Asociale, scorbutica, scontrosa, ma in fondo buona e concreta, Elle è la nonna istruita e sboccata, sensibile, pur senza farsene accorgere, che ogni nipote vorrebbe avere accanto a sé per farsene scudo e giungere a responsabilizzarsi senza falsi pudori o scontate retoriche, sapendo di poter ottenere un valido e concreto appoggio.

Prezioso pure l'apporto di una particolarmente bella, oltre che bravissima, Marcia Gay-Harden, impegnata ad impersonare il ruolo duro, sprezzante, ironico, ma in fondo comprensivo, della generazione di mezzo tra nonna e nipote.

Paul Weitz si crogiola in meccanismi ampiamente collaudati, persino ormai stravisti, della commedia generazionale con sviluppo ed ambientazione on the road, senza metterci nulla di originale o personale; circostanza che finisce per costituire il limite del film, ma anche in un certo modo la sua ancora di salvataggio, assicurando al prodotto quella medietà di fattura e quella indiscutibile verve in grado di suscitare consensi e persino lodi da parte del pubblico meno esigente.

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